Testi
e musiche di Filippo Andreani
Produzione
artistica Simone Spreafico
Registrato da Davide Lasala al EDAC STUDIO di Fino Mornasco
(CO).
Mixato
e masterizzato al Jungle Sound Station di Milano da Davide
Lasala e Stefano Giungato.
Filippo
Andreani
"Scritti con Pablo" Lucente/Many/ Venus - 2011 Nei migliori negozi di dischi
Tracklist
01
Per
voce di Aldo
02
Bruno,
su Genova, il cielo
03
Non
passarmi oltre
04
L'assenza
05
La
pena di amare
06
Finché
Dio tace
07
Quasi
soltanto mia
08
Anna
e la primavera
09
In
volo
10
Ostinata
e dolce
11
Alete
e al ragasol
E’
un album compatto questo secondo di Filippo Andreani, dopo il concept
coraggioso dell’esordio, e pure se non racconta una sola storia,
le 11 tracce seguono comunque un percorso coerente, in una confessione
dei credo, delle speranze e dei dubbi che popolano la mente e la
vita del nostro. “Scritti con Pablo” si chiama, e Pablo
è il bel cane di Filippo, ma anche il nome di Pasolini, e
ai suoi “Scritti Corsari” rimanda il titolo. Perché
questi sono gli scritti corsari di Andreani, che le cose non le
manda certo a dire, denunciando in modo chiaro e senza tante metafore
abusi e orrori di questa nostra imperfetta società. Undici
storie ordinarie e straordinarie, assurde e banali, dove domina
il motivo portante della morte, sempre uguale in tutte le sue forme,
e dell’assente per eccellenza delle vicende umane, centro
del dubbio, quel Dio da tutti nominato e che, da sempre, tace, e
che tacendo dice, per la bocca di troppi, troppe inesattezze e incongruità.
Perché, come tutti, anche Filippo è alla ricerca di
un senso che dia una spiegazione e un piano. E intanto resta la
vita di chi resta, e restano i pensieri, e soprattutto le azioni,
che sono lavoro e sacrificio per alcuni, abuso e sopraffazione per
altri. Sta tornando la canzone impegnata, di protesta civile, per
questi tempi sospesi tra una gerontocrazia al potere malata e in
fase di disfacimento, e una società civile bloccata, in attesa,
sorpresa che il benessere diffuso e in continuo aumento sia già
al presente un probabile ricordo; una canzone impegnata che non
dimentica la poesia, e le bella forma, e il canto chiaro, che tanto
ci riporta ai grandi del passato, De Gregori, Lolli, Bertoli e su
tutti Fabrizio de Andrè.
Come dice lui stesso: Sebbene io non scriva per smuovere le coscienze
altrui ma per far parlare la mia, sento, scrivendo, la necessità
di “dire” e non solo di “raccontare”. Non
penso affatto che un concetto possa essere illustrato al meglio
solo da un mezzo comunicativo il cui utilizzo impegni un tempo maggiore
ai tre minuti e venti. Tutt’altro: la grandezza di certi cantautori,
quella che io più gli invidio, é proprio la genialità
nel costruire un perfetto connubio tra analisi, sintesi e grazia
poetica. Per questo amo illudermi di essere cantautore: per sentirmi
in diritto di provare a poeticamente sintetizzare un ragionamento,
per di più godendo del piacere di una melodia da condividere.
Che io ci sia riuscito o no con “Scritti con Pablo”
non tocca a me dirlo. Ma giuro che non sono stato capace di sottrarmi
alla tentazione di provarci. Perdonatemi.
1 –
Per voce di Aldo - Impossibile restare
indifferenti di fronte a una canzone, sulle troppe morti accidentali
dentro i commissariati, che parafrasando una frase di Savage Landor,
comincia subito con questo formidabile paradosso: “Le guardie
sputerebbero in faccia / a chi contestasse la delicatezza della
loro cortesia, / perché il Potere la voce contraria la
chiama bugia. / E sarebbero pronte a uccidere / io lo so, lo hanno
fatto di già / chi avesse un dubbio insistente / circa
la loro umanità.” Narrando di Aldo Bianzino, entrato
in ottima salute nel carcere di Capanne (PG) ed uscito morto tre
giorni piu’ tardi, la canzone riguarda i vari Cucchi, e
Aldrovandi, e quant’altri, anarchici o immigrati, siano
morti in circostanze oscure, quando la passione di alcune guardie
per la fisicità degenera in metastasi.
Brano importante,
marcato, con la tromba lirica che ricama sul cantato e segna il
refrein.
2 –
Bruno, su Genova, il cielo – Sonorità
alla De Gregori, ballata omaggio alla città di Genova e
ai suoi poeti, che quando scompaiono lo fanno silenziosamente,
mentre la gente “ha pretese in discesa / e altruismi
in salita / nel brevissimo tutto da fare / che scambia per vita”
Per i pochi che sanno il cielo coperto vieta lo sguardo oltre,
a impedire a chi cerca la tranquilla certezza del paradiso un’amara
scoperta. Sottintesa la dedica a Lauzi.
3 –
Non passarmi oltre – legata tristemente
a un lutto familiare di Filippo che ha rischiato di precipitarlo
e di perdergli anche chi paziente ha saputo aspettarne il ritorno
alla vita. “Non passarmi oltre, amore mio, / curati ancora
di me che ho già perso le foglie / in questo novembre di
vita incontrato per sbaglio / che partorisce distanze e uccide
le voglie… e se non c’è prova contraria all’inesistenza
di Dio / chi pregherò che mi salvi da un addio?”
4 –
L’assenza – Una dedica a
Monicelli, a un suicidio che, forse, non fu rinuncia ma l’ennesimo
gesto sorprendente di un irriverente anarchico dell’arte
cinematografica. Brano terzinato, marcato da un basso potente,
su cui si innerva un largo centrale arioso e poi inacidito dalla
chitarra. “Io la chiamo vittoria, voi chiamatelo addio /
il vostro domani dovrà fare a meno del mio / venni vidi
e me ne andai, vorrò scritto sul marmo, / non valeva un
respiro di più condividervi il mondo.”
5 –
La pena di amare – Prima canzone
che non parla di un lutto, ma certo di un evento che ne sfiorò
decine, quella degli uomini incastrati in Cile per 68 giorni dentro
una miniera crollata, e in particolare di uno di loro, quel Yonni
Barrios che si scoprì avere moglie e amante, accorse com’erano
tutt’e due a piangerne la perdita. Una storia che per la
particolare situazione fece il giro del mondo, soprattutto dopo
che l’uomo le ebbe invitate ad attenderlo insieme. “Che
l’amor coniugale non basta / eppure c’è e ci
voglio invecchiare / né l’amor clandestino è
abbastanza / non esiste un amor che non valga la pena di amare.”
Per la cronaca il buon Yonni trovò nella luce violenta
del sole soltanto l’amante.
6 –
Finché Dio tace – Omaggio
a chi, nella chiesa, fa davvero opere di bene, in mezzo agli ultimi
e agli emarginati, don Andrea Gallo, mentre prelati di rango continuano
a far dire a Dio, che tace, le peggiori assurdità sulla
malattia dell’omosessualità o sul ruolo biblicamente
subalterno della donna. “Così in terra, come in Cielo,
è impossibile amare una fiamma che scalda solo il cero.”
7 –
Quasi soltanto mia – la vicenda
è quella stranota dell’anarchico Pinelli, vista dal
lato della compagna, una donna che resta, a luci spente, a restituire
una dimensione umana e familiare a una vicenda scottante. “Ricordi
amore, Milano, com’era? / tra il dopolavoro e il Gianni
Rivera / i panni stesi sulla ringhiera / era dicembre ma inverno
non era.” Un lento struggente, poetico, di chitarra arpeggiata
in solitudine.
8 –
Anna e la primavera – Storia di
una omosessualità femminile negata, per costrizione, per
paura, per quieto vivere. E si finisce per metter su una famiglia
che non concede felicità. Bella ballata classica.
9 –
In Volo – Un brano sulle morti sul lavoro (dette stupidamente
bianche, e dovrebbero essere rosso sangue) tra la preghiera che
diventa bestemmia e il rancora verso chi sfrutta lavoro e lavoranti
anche a costo della vita. “A lei che lo amava / e avrebbe
diviso con lui la tovaglia per cena / andate, assassini per bene,
/ a dirvi incolpevoli della sua pena.” Il fantasma di De
Andrè aleggia sui versi, bello il finale in crescendo con
un timpano in grande evidenza e chitarre etniche.
10 –
Ostinata e dolce - Uno swing che dimostra
le possibili varianti che può tentare ancora Filippo Andreani,
anche con la voce, negli sviluppi futuri, narra un amore senile
che riesce a essere ancora romantico e attento.
11 –
Alete e al ragasol – Una ninna
nanna poco conosciuta, cantata a suo tempo da Pierangelo Bertoli,
che non promette mari e monti, né voli pindarici, ma semplicità,
serenità, amore per le piccole cose. Mi permetto la traduzione
dal modenese che non è inserita nel libretto:
E' già
sera, finisce il giorno
sù, andiamo a nanna e cerca di dormire
che vengono a letto anche il papà e la mamma
e domani appena alzati dopo aver lavato il viso
andriamo a fare un giro a prendere il sole.
C'era un merlo che solfeggiava
che pareva un professore
se ci alziamo presto possiamo cercarlo
per ascolarlo e allora....
Fai la nanna fagottino che è si è fatta sera
i tutti i ragazzini vanno a letto abbracciati alla mamma
e domattina appena alzati dopo aver fatto la pappa
andiamo a casa dal nonno che ti regala un uovo.
C'era un uomo che aveva
un figlio che non voleva mai dormire
e il ragazzio invece di crescere
restava sempre piccolino.
E' ora di chiudere gli occhi adesso ti racconto una favola
una volta c'era un vecchio che veniva in piazza a vendere spago
e colla...
E domattina appena alzato dopo aver baciato mamma
andiamo a parlargli e poi... buonanotte... buonanotte.
Un bell’album
questo di Filippo Andreani, coraggioso e senza peli nella lingua,
che conferma le ottime impressioni del primo lavoro e ne fa certezza
nel panorama cantautorale nazionale, mostra come ci sia ancora
margine di miglioramento, con più audacia nella ricerca
musicale. Voto: 7,5