Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.















Davide Giromini


Per farsi una piccola idea delle canzoni
di Davide Giromini, ascoltandole:

Anima Mundi
Cara Laura
Libertà
I cannoni del Sangro

Cara Laura
di Fabio Ghelli

Sono morto altre volte, Laura,
e di sicuro non sarà questa la migliore
e non è per un'ansia o la paura
che, come sai, non manca nella valigia di un attore.

E nemmeno perché a ventiquattr'anni
pare che la musica non debba mai finire
che, del resto, lo si impara presto ai monti
che la vita non vale dieci lire.

E non è per chi mi ha voluto bene
ché, a dirlo quasi mi rincresce,
a immaginare le infinite pene
di mio padre e di mia madre proprio ora non mi riesce.

Ma sarà quest'immensa alba d'agosto
che sembra non volere mai finire
che Zeri, la Calabria o un altro posto
non c'è un cielo, una stagione che sian buoni a morire

Potrei dire dei compagni del partito
e della solitudine e dell'amarezza
e di tutti quelli che hanno detto che ho tradito,
cui non rifiutai mai fosse anche l'ultima sigaretta.

Ma, vedi, in momenti come questi
ci vuole metodo perfino per la rabbia
ché i ricordi, siano allegri o siano mesti,
più li stringi e più scivolano via come la sabbia.

Se c'è una cosa di cui davvero mi dispiace
è di quel vino versato lì sulla tovaglia
quando, nel portarmi il bicchiere alla bocca,
il braccio mi hanno afferrato, puntandomi addosso la mitraglia.

E se mentre dico Dante Castellucci sei accusato
la lingua mi si spezza - non lo nascondo -
era perché quel vino avevo solo assaggiato
senza poter vuotare il calice fino in fondo.

E piantonato da sti' due poveri cristi
che mi fanno cogli occhi - "vai, buttati fra i castagni"
perché lo sanno che so' scappato dai fascisti
ma che non scapperei mai davanti a dei compagni.

Provo soltanto un'infinita pena
vista la gelosia, un po' meschina,
per chi resta ancora sulla scena,
col mio cuore che rallenta e la testa che cammina.

E' venuto il tempo di andare
ma non temere non è l'ultimo atto
ché se anche adesso mi vedrai cadere
sarà un momento poi m'alzerò di scatto.

Mentre un applauso fra le cime dei castagni stormirà
io correrò a raccogliere il tuo bacio
e scenderemo insieme liberi dalle montagne
Per sempre tuo, Comandante Facio.

 

Mistica pietà
di Davide Giromini e Federico Bogazzi

Arido suolo ricanta già immotivati lamenti,
anche precari e candidi cieli limitano l’indelicato spazio.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa…

Mistica pietà.
[Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa…]

Anche la voce tormenta e agita.
Radi tamburi, violenza che plaudono
Non serve cantare, sporcare mani che,
[Anche la voce tormenta e agita.]
Mani che ferite, rapite da fumi che c’erano.
[Radi tamburi, violenza che plaudono.]

Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa mistica pietà.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa mistica pietà.
Ogni resistenza diventa già antiolistica metà;
ragione di vuoti che atroce saluta ciò che diventa …

Vi ricordate quel 20 di luglio
Genova calda e incatenata
da otto gangster che a mano armata
il mondo intero voglion dominar

Che cosa fa Gianfranco Fini
con la sua mobile in questura
ma il movimento non ha paura:
"Difenderemo la libertà."

“All’unisono si alzi in piedi e dica No.”




Sana Records
Apua Mater: un cavatore, un partigiano, un vagabondo, un marinaio"


Ecco il primo lavoro del fisarmonicista carrarese. Un concept album che descrive un viaggio dalle cave di Carrara fino all’orizzonte tirrenico, passando per storie di resistenza partigiana, stragi naziste, navigazioni oceaniche e prese di posizione sulla società contemporanea. L’opera si propone come un racconto il cui cast di personaggi è formato da tutti coloro che hanno lavorato con l’autore in otto ani di “militanza” nella musica folk e rock. Più di trenta partecipazioni a partire da Marco Rovelli e Alessandro Danelli’ voci de Les Anarchistes (Premio Ciampi 2003), ai Del Sangre(premio Ciampi 2004), al noto attor fiorentino Carlo Monni ( due fra gli innumerevoli lavori “Non ci resta che piangere” e “Berlinguer ti voglio bene”). Innumerevoli artisti liguri apuani dall’ambito del teatro e della musica sono le voci che si susseguono in circa un’ora di musica e di recitativi viscerali. Momenti presi da Live di manifestazioni di canzoni popolari e dirette da momenti di storia italiana (G8 di Genova) attraverso il microfono di Radio Popolare. Unica costante la fisarmonica e la voce dell’autore, esperimento abbastanza originale se si pensa a tutti gli strumenti che gli vengono affiancati (dal violoncello alle chitarre elettriche). Molto presente il violino di Michele Menconi e la chitarra di Luca Rapisarda che contribuisce all’album con due brani suoi.
Fra le altre partecipazioni i Bededeum, Massimiliano Larocca, Andrea Parodi, i Traindevie, La Malora e alcuni attori del teatro Blanca (ex teatro degli Auras) fra i quali Antonio Bertusi, uno dei più promettenti attori del teatro italiano. L’opera è dedicata al poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, ed alcune delle poesie della raccolta Apua Mater sono ivi musicate e recitate.

Musicaoltranza

Un concept album che descrive un viaggio dalle cave di Carrara fino all’orizzonte tirrenico, passando per storie di resistenza partigiana, stragi naziste, navigazioni oceaniche e prese di posizione sulla società contemporanea. L’opera si propone come un racconto il cui cast di personaggi è formato da tutti coloro che hanno lavorato con l’autore in otto ani di “militanza” nella musica folk e rock. Più di trenta partecipazioni a partire da Marco Rovelli e Alessandro Danelli’ voci de Les Anarchistes (Premio Ciampi 2003), ai Del Sangre (premio Ciampi 2004), al noto attore fiorentino Carlo Monni (due fra gli innumerevoli lavori “Non ci resta che piangere” e “Berlinguer ti voglio bene”). Momenti presi da Live di manifestazioni di canzoni popolari e dirette da momenti di storia italiana (G8 di Genova) attraverso il microfono di Radio Popolare. Fra le altre partecipazioni i Bededeum, Massimiliano Larocca, Andrea Parodi, i Traindevie, La Malora.

Il primo incontro con Davide
di Riccardo Venturi

Il mio primo incontro con Davide Giromini è stato tra quelli che non si dimenticano. In una serata a Cantù, e se ci ripenso sarà ormai un anno e mezzo fa, assieme ai Delsangre (che accompagnava) e ai Caravane de Ville. Davide aveva un mal di denti terrificante, con quella sua aria che mi viene da definire irta; stava male. Sarà difficile dimenticarsi il suo personalissimo modo di tentar di farselo passare, quel mal di denti; e sarà ancor più difficile dimenticare la sua aria mentre sonava la sua fisarmonica. Stavo lì a sedere nella sala dell’ARCI di Mirabello, la stessa di una storica Piola, e vedevo un tizio che non sonava, ma che volava con lo strumento. Improvvisi decolli verticali, loopings, discese in picchiata, atterraggi sfiorati seguiti da risalite delicate; un aeroplano da combattimento alla fisarmonica. A occhi chiusi, proprio come se avesse una sua specie di radar in funzione; e lo guardavo, e lo ascoltavo a bocca che era aperta anche se restava chiusa.

Ne seguì una delle nottate più bìschere e più belle della mia vita, nelle camere di una cascina della zona trasformata in “agriturismo”, a base di cazzate, di birra, di vino e del Giromini, che oramai fulminato da tutto il mix che aveva ingurgitato, continuava a chiamarmi “Roberto”.

E Roberto sono rimasto anche quelle poche altre volte che l’ho visto.

Troppo poche. Ma così è quando nel mezzo ci son delle montagne e dei passi da valicare, e queste sono montagne dalle quali il mare non si vede affatto, né lo si immagina alla prima curva dopo.

Una di queste poche volte che l’ho visto, lo sento anche cantare una sua canzone. Ne parla semplicemente come “Inno del cavatore”, perché Davide è un carrarino. Mi viene un po’, all’istante, da pensare a quella terra, che la si chiami “Apuania” o in un altro modo. Una terra che conosco poco, anzi pochissimo. Carrara, poi, non la conosco affatto. Non ci sono mai stato dentro. Solo rapidi e fugacissimi passaggi dall’autostrada. Le montagne altissime da un lato, il mare dall’altro, i blocchi di marmo.

L’anarchia. Già, quella è la “terra storica” dell’anarchia, e passano per la testa nomi solforosi, da Gino Lucetti a Belgrado Pedrini, da Raffaelli e De Feo (gli autori di “Figli dell’officina”), da Goliardo Fiaschi a Vatteroni. E intanto il Giromini, sul palco improvvisato in mezzo a un prato brianzolo, suona e canta che in cava si sale e in miniera si scende. Suona e canta di morte bianca per quattro soldi.

Canta come suona la fisarmonica, come un aeroplano, con versi del tipo “candido refrattario cieco destino di bianca altura” o “del canto del demonio che inesorabile il cor violenta”. E ancora una volta chiudo gli occhi, perché mi piace entrarci dentro, una canzone. Voglio essere lì. E la canzone avanza veramente con il passo pesante e faticoso del cavatore; il demonio di tutte le montagne si fa strada assieme a lui, ed assieme a lui manda per davvero un saluto all’inferno. La morte per quattro soldi. Mio nonno materno finito in ghisa e conteggiato 411 lire.

Riapro gli occhi. C’è poca gente su quel prato, a sentire quella canzone necessaria, la stessa sera della finale del campionato europeo di calcio.

Qualche mese dopo vengo a sapere che Davide Giromini ha fatto un disco, chiamandolo “Apuamater”. La “madre Apua”, o qualcosa del genere; per me, tizio sempre di passaggio, “Apua” è il nome di un viadotto dell’autostrada A12. “Viale Apua”. L’incrocio tra un viadotto e l’Alma Mater, quel nome che appiccicano sempre alle università. Apuamater, no, non l’ho ascoltato fino a pochissimi giorni fa. E se il disco di Massimiliano Larocca, per usare l’espressione oramai consolidata di Franco Senia, non venderà un cazzo, è probabile che l’Apuamater del Giromini venderà ancora meno. E’ probabile che verrà portato a giro con lo stesso passo del cavatore, un disco per quattro soldi. Un altro disco necessario. Un altro disco di passioni. Passioni che non so se vadano o ritornino. Non so se siano mai andate via o meno. Sempre il Senia, giorni fa scriveva una cosa formulando(si) una domanda cruciale: " ‘Il ritorno delle passioni’, profetizza e canta un amico nel suo disco. Sì. Ma come diavolo fa uno cui le passioni non sono mai andate via, a vederle tornare?” E’ una domanda cui vorrei saper risponder, cui vorrei poter rispondere in qualche straccio di modo. Ma non lo so. Aspetto qualcosa. Forse di poter essere in grado di rispondere, forse qualche altra cosa, forse niente.

Forse anche molte passioni stanno aspettando qualcosa; compreso qualche disco come questi. Fuori dal “mercato”, come si dice; ma dentro una razza di cose che si condividono nel più profondo. Non vendono un cazzo, già; ma girano. Girano e si fanno girare. Coi loro passi, pesanti o lievi che siano. Questi non sono dischi che vendono, sono dischi che camminano. A volte corrono, persino. Assieme alle passioni.

Una voce con pesante accento fiorentino parla di Pasolini e Giordano Bruno; mi sembra di conoscerla, di conoscerla bene. Termina con una ghignata in cui la stessa voce dichiara di andargliela dire anche a Pasolini n’i’viso, quando lo rivede; e nel mezzo c’è una canzone, “Anima Mundi”, “liberamente tratta dalla vita di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi”. Nel disco, assieme al Ceccardi e alla sua vita, c’è anche Carlo Monni, uno che a differenza di Roberto Benigni non ha mai abbracciato Bill Clinton o ricevuto premioscar. Ci sono i Delsangre, c’è Massimiliano Larocca, ci sono Marco Rovelli e Alessandro Danelli degli “Anarchistes”.

Ceccardo Roccatagliata Ceccardi nacque a Genova in via Caffaro il giorno della Befana del 1871. Si trasferì presto, però, assieme alla famiglia vittima di una grave crisi economica, a Ortonovo, e poi a Massa. In Apuania. Studiò da notaio, ma se ne andò da un’altra parte. Le cronache dicono che in lui predominasse “lo spirito poetico e letterario”, come –mi vien da pensare- in un altro genovese di qualche tempo dopo, che pure aveva studiato legge senza finir gli studi. Conosce alcuni giovani genovesi che scrivono, e nel 1895 pubblica il suo “Libro dei frammenti”, nel quale si avvertono echi di due noti bevitori d’assenzio francesi.

Vagabonda poi qua e là per una delusione amorosa, o per una passione che se n’era andata; torna a Genova, si sposa, ha un figlio che chiama Tristano, ha una disputa che gli provoca diversi nemici e deve nuovamente lasciare Genova. Il seguito è una vita errante tra la Liguria, la Versilia e la provincia di Modena, di dove è la moglie. Tra il 1903 e il 1905 scrive diverse raccolte di versi, una delle quali si intitola “Apua Mater”; diventa un esaltatore dello spirito nazionalistico, vive senza il becco di un quattrino malgrado una virgola di notorietà che si è guadagnato, si separa dalla moglie (con la quale poi si riconcilierà), fonda un quotidiano a Firenze (“Il popolo”) che chiude dopo un mese e mezzo, e torna a vagare come una bilia. Per farlo vivere gli assegnano dei “compiti ufficiali”, come scrivere e pronunciare un pubblico saluto di benvenuto a Gabriele d’Annunzio ospite a Portofino, oppure tradurre dal latino gli Annali del Caffaro, un cronista ligure del XII secolo; ma tale incarico gli verrà revocato per il suo impegno incostante.

Nel 1910 esce una raccolta complessiva, intitolata “Sonetti e poemi”; non vende un cazzo. Ceccardi è alla disperazione; nel 1914 si ammala e si infuria per una sottoscrizione nazionale aperta dai suoi amici, la quale aveva fruttato 1.500 lire. Sta per scoppiare la guerra, e il poeta è “interventista”: incontra anche il socialista Benito Mussolini. Nel 1916, al “Carlo Felice” di Genova, va in scena il suo “Don Chisciotte”: l’ultimo suo fiasco totale. Nel 1918 muore la moglie. Lui, invece, muore a Genova il 3 agosto 1919.

Un cosiddetto “minore”, la cui vicenda umana il disco di Davide Giromini, intitolato a partire da una sua opera, segue “in tre tappe fondamentali”. “La forte e quasi morbosa dignità di un poeta che vuole essere riconosciuto tale fino alla morte” (cosa che mi ricorda, e da vicino, Piero Ciampi; un altro che non vendette mai un cazzo); “L’attaccamento alla terra apuana e l’amore per la sua gente, della quale il poeta si sforza di far ricordare il sangue rivoluzionario”; “La condizione di viandante”. Così si legge nell’introduzione all’album. Un viaggio “che va dalle alpi Apuane al mar Tirreno”; un viaggio nel quale il comandante Facio, Dante Castellucci, s’incontra con Heidi Giuliani, nel quale Laura Seghettini, che di Facio era la compagna, s’incontra con Michelangelo Buonarroti, nel quale Dreyfus s’incontra…con la fisarmonica. Uomini ed ombre. Viaggi e incontri con e nella musica che, come scrive Davide Giromini, “siamo abituati a fare nelle spiagge e all’osteria”.

Qualcuno, ascoltando l’album di Massimiliano Larocca “Il ritorno delle passioni”, si sarà forse chiesto che cosa significhino i versi cantati proprio da Davide Giromini all’inizio e alla fine, sempre duettanti (o duellanti) con la sua fisarmonica. “Ora il mio debito estinguo così, con un cestino di vimini”. Forse questo suo album è la spiegazione. Un debito da estinguere (“Non potevo fare a meno di racchiudere tutti in un unico ‘recipiente’ “), qualcosa da pagare con un cestino di vimini pieno di canzoni, di musica, di storie, di terra, di mare, di aria, di passi.

Uno di quei cestini che i viandanti si portano sempre appresso, e nel quale ci son cose che ci stanno da sempre, cose che si aggiungono via via, e magari anche qualche cosa che sembra perdersi nel peregrinare di qua e di là. E’ una cosa che ben conosco; avessi mai imparato a cantare e a sonare la fisarmonica, magari sarebbe sortita anche a me, prima o poi, un’ “Ilva mater”; o forse no. Tocca quindi, peraltro con estremo piacere, parlare delle “mater” altrui. Ma il cestino di vimini è sempre lo stesso, e ognuno estingue il suo debito come può.


Apuamater
Sana Records- 2005

Sottosopra
Anima Mundi
Uomini e ombre
Libertà
Cannoni del Sangro
Il Comandante Facio
Inverno sulle Langhe
Mistica pietà
Vi ricordate quel 20 di luglio
Michelangelo
Una ballata del mare salato
L'affare Dreyfuss
Gridodistasi
Dante Alighieri
(ghost track)
Eleonora Pezzica






Apuamater Indies Folk
Delirio e castigo
Corasong - 2006

Arca
Eko
Albatro
L'etica del sedentario
La luna ha parlato
Amleto
Latte dissolvente
Raskolnikov
E qualcuno mi disse
Commenti di Cristo dopo una veloce e disillusa permanenza nei nostri giorni
Var'ka
Delirio e Castigo
Cadice

Partecipazioni ai dischi

Del Sangre: "Ad un passo da cielo"
Massimilano Larocca: "Il ritorno delle passioni"
Les Anarchistes: "La musica nelle strade!"