Ricky
Gianco è "la" storia della canzone italiana. E'
sulla piazza da prima della nascita del termine cantautore e da
un paio di decenni prima che si iniziasse a parlare di canzone d'autore.
Lui i generi se li è fatti tutti: dal rock, al beat, al neo-folk-ibridato-Dylan,
alla canzone d'autore, al teatro-canzone e ancora al rock per chiudere
il cerchio. Ha fatto canzoni di consumo (sempre di ottimo livello:
parliamo di cose come "Sei rimasta sola" per intenderci
o "Pugni chiusi". Ora, dopo mezzo secolo di vita nel mondo
dello spettacolo, è ancora in prima fila nella commissione
selezionatrice del Festival di Mantova, ancora disposto a ore e
ore di ascolti di materiale buono, ottimo e improponibile, per trovare
canzoni e autori da presentare al Mantova Mujsica Festival di giugno.
Ma parliamo di Ricky Gianco cantante e autore. Tu hai un bel record.
Ho appena visto adesso che tu fai mezzo secolo di canzone. Di vita
dello spettacolo. Hai iniziato nel 55 ...
"Dunque,
ho cominciato... sì è vero, avevo undici anni. Eh
già! E’ vero".
Mezzo
secolo di vita dello spettacolo quindi
"... Sai che non ci avevo pensato ( ride ) era meglio che non
me lo dicevi ( ride ). È incredibile questa cosa. Anzi è
terribile... perché ho cominciato cantare a undici anni...
undici anni e mezzo. Ho cominciato a registrare dischi a 16 anni
e poi non ho più smesso".
Quindi
tu hai visto tutta l'evoluzione del nostro “settore di indagine”:
da quando è nata la canzone d'autore in poi tu ci sei.
Sì ho
cominciato in un momento in cui tutti quelli che cominciavano allora
avevano sei o 7 o anche otto o dieci anni più di me: infatti
io ero la mascotte. A 16/17 anni ero alla ricordi con Gaber, Bindi,
Tenco, Endrigo. Ero proprio la loro mascotte, un ragazzino ... capivo
una mazza ma c'ero. Allora c'era questo entusiasmo... questo fuoco.
Per me è iniziato da quando ero bambino: mi chiedevano cosa
vuoi fare da grande e io dicevo: “il cantante”. E loro
mi rispondevano: “sì ma per vivere poi cosa fai?”
La solita domanda insomma. ( ride ) e quindi ho visto tutti quelli
che erano già in fase discendente e tutti quelli che poi
man mano sono arrivati. Poi non è che mi sia messo sul balcone
a guardare, però c'ero.
Quali
sono state le principali variazioni in cinquant'anni? Cinquant'anni
sono tanti ... limitiamoci a quelle fondamentali.
Le differenze
fondamentali sono quelle di questi ultimi anni. Non c'è più
il mercato. Ma io credo che il fenomeno musicale sia una cosa che
appartiene alla società, alla cultura, all'economia, alla
letteratura, alla pittura. Cioè non c'è un fenomeno
musicale isolato. Il rock non è che nasca solo perché
uno un giorno si sveglia e dice: “dai facciamo una musica
così”. Nasce perché c'era il maccartismo, nasce
perché c'era una generazione di ormai non più bambini
in un mondo che stava cambiando che volevano contare e dire qualcosa
che, fino a poco prima, con il tipo di educazione ottocentesca che
si tramandava di padre in figlio, non potevano. E così come
i movimenti letterari, pittorici, c'è sempre un qualche cosa...
un evento scatenante. E io credo che le cose che sono successe in
questi anni -a partire ad esempio anche da fatti recenti, come il
muro di Berlino che cade - sono tutti eventi che influiscono sulla
società, sull'economia, sui rapporti, sui valori. e anche
sulla musica. Poi ci sono i cambiamenti epocali: come l'avvento
di questo aggeggio che state usando per registrare l'intervista
(un I-Pod - Ndr) , della tecnologia, dei computer. Già noi
abbiamo gridato eureka quando la promozione poteva essere fatta
direttamente dalla radio, le cosiddette radio libere ... che poi
va bè ... in "Compagno si compagno no, compagno
un caz" lo dico chiaramente che tipo di libertà
c'era... Come quando avevamo inneggiato a Khomeini.
Lo grideremmo ancora? Eppure eravamo tutti lì a gridarlo.
È vero che con le radio libere si apriva una nuova fase e
che era un grande vantaggio per chi faceva questo lavoro. È
vero che non subivi più il monolite e le censure della Rai,
quando aspettavi che questi che questi dicessero si o no senza neanche
dirti perché e darti una spiegazione dei no. Però
si stava subito cominciando a sbriciolare un fenomeno che al momento
era costruttivo ma che alla lunga poi - quando le radio sono diventate
tantissime - è sfociato nella creazione di un potere che
le radio non avrebbero dovuto avere. È successo quello che
è successo negli altri paesi.
E
quelle libere veramente hanno chiuso...
No forse qualcosa rimasto. Il circuito di Radio Popolare
o Radio Città Futura... però, capisci,
quello che noi abbiamo visto non c'è più. Ora le radio
decidono loro un successo ... ma neanche un successo: decidono cosa
deve essere trasmesso e cosa no! Le playlist sono una roba allucinante.
A Mantova non succederà questo. Ci sarà un palcoscenico
aperto e anche se uno fa della musica barocco-dadaista, che uno
si chiede "ma che cavolo di musica è questa?",
il suo spazio c'è. Se non altro lo ascoltiamo, poi vediamo.
Se quello che dice è convincente, se lo dice nel modo giusto,
se c'è qualcuno che si interessa questo filone ... perché
no?
Torniamo
alla tua attività.
Beh, i cambiamenti sono stati tanti... poi si è creato un
marasma tale, non ultima anche tutta la situazione socio-economica,
tutto quello che è avvenuto e che lentamente è peggiorato
fino a questi ultimi anni in cui tutto quello che poteva precipitare
è precipitato. E sta ancora precipitando. Adesso mi dirai
cosa c'entra con la musica, ma c'entra. Il G-8, la Fiat, il teatro
che non c'è più, le industrie alimentari come Parmalat
ecc che falliscono, a Terni stanno chiudendo le acciaierie, la gente
è in cassa integrazione se non addirittura licenziata. Non
so che fine faremo. Secondo me non siamo come l'Argentina solo perché
siamo nell'Europa unita.
Le
tue pelli artistiche però sono state tante. Al di là
di quello che è successo nella musica. Tu hai iniziato come
rock...
Si. Avevo pochi anni quando è arrivato il rock
Ha
iniziato subito scrivendoti le canzoni o no?
Si. No, beh quand'ero ragazzino cantavo le solite puttanate... La
Galopera, A woman in love e queste roba qua...
Allora
hai iniziato a scrivere con Celentano?
No. Ho iniziato a scrivere con Gian Pieretti, però
prima di scrivere con Pieretti ho fatto parte per un'estate di un
avanspettacolo. Siccome miracolosamente ero stato promosso, ed era
una cosa che non succedeva quasi mai, allora mi avevano permesso
di fare un'audizione... mi ricordo che c'era una compagnia allora
famosa di avanspettacolo che si chiamava Mimmo Giusti e Lola Gresi.
Lola Gresi era questa gnoccona soubrette e lui era il capo comico.
Poi c'erano delle ballerine... sai il pubblico andava per vedere
le ballerine, con le calze smagliate, i pizzicotti sulle chiappe
... io avevo sedici anni e ho fatto alcuni mesi con loro. Ed è
stata secondo me una scuola... anche perché li ... capisci
... arrivava un pubblico che non era lì per sentire te. E
tu, sconosciuto ragazzino, con il piede sulla sedia e la chitarra
in mano, capisci? Per cui o resistevi o trovavi modo di resistere
...
Altro
che Hyde Park!
Già, altro che a Hyde Park... o se no te ne andavi a casa.
E devo dire però che nel mio caso la cosa ha funzionato e
mi è stato molto d'aiuto.
Quindi
hai iniziato a scrivere con Gian Pieretti ...Come
lo ha i conosciuto? E' durato tantissimo il vostro rapporto professionale,
la vostra "simbiosi".
Quando io ero alla Ricordi, c'erano diverse persone che telefonavano
per dirmi: "senti io scrivo canzoni, perché non ci vediamo"...
Gian Pieretti era il più insistente. Continuava a chiamare.
E allora un certo punto ho deciso di vedere che cosa voleva. La
sua insistenza era stata premiata. Ci siamo incontrati, dicendoci
come eravamo vestiti, di fronte al cinema Orfeo qui a Milano.
Lui
aveva la tua stessa età?
No lui ha tre o quattro anni più di me, ma sai allora eravamo
giovani tutti e due. Ci siamo incontrati, abbiamo cominciato a parlare
e siamo subito andati a casa a scrivere un pezzo.
E
da lì in poi ne avete scritte...
Tante...
tante. Lui aveva questa vena... non so come dire ... poetico-moderna.
Cioè non era né un intellettuale, non lo è
mai stato, né un letterato; era però un toscano che
aveva questa vena poetica tenera, delicata, molto curioso, molto
attento a quello che gli succedeva intorno e aveva questa dote -
secondo me un dono - che in quel momento storico funzionava.
Scrivere
cose semplici...
Sì che però erano diverse da come si scriveva fino
a quel punto. Sono quelle cose che non fai a tavolino, vengono o
non vengono. Come Battisti e Mogol.
Però
secondo me a un livello più alto. Almeno di Mogol intendo
dire...
No, beh no, sai il lì era una fabbrica... e pure anche Mogol
- che io non ho mai particolarmente apprezzato come scrittore di
testi, perché ho delle idee diverse - però anche lui
in quel momento era "giusto", come era giusto Mike Bongiorno
nel tipo di linguaggio che usava con i concorrenti, capisci? .
Senti,
molti dei successi dell'epoca erano, diciamo così, degli
omaggi a grandi autori internazionali: Donovan, Bob Dylan... però
non erano dei plagi
No, ti dirò, quella di Donovan assolutamente si
Celeste?
Si, Celeste, perché lui - Pieretti - voleva fare la stessa
canzone. Al che gli ho detto falla. Ci mettiamo un testo italiano
...
...
tra l'altro venuto bene
si, ma ti dirò di più: sono state fatte delle cover
inglesi di quel pezzo...
Ma
dai! ( ridiamo )
In realtà non è che fosse un plagio: era copiata tutta
l'atmosfera, tutta la costruzione del pezzo, tutto... l'arrangiamento
no, ma quasi. E poi la melodia era diversa però sempre in
quell'ambito. L'idea era quella. Abbiamo riprodotto l'atmosfera
di quel pezzo.
E anche per Dylan è andata così?
"Pietre"?
No, Pietre, no ...
"Pietre"
no, ma "Il vento dell'est" un pochino "North country
girl" la ricorda...
Sai che non ci ho mai pensato. Ti giuro che...
Molto
più bella tra l'altro secondo me è "Il vento
dell'est"...
(Gianco accenna a cantare "if you travel in the north country
fair...") assomiglia sì! (remember me to the one who
lives there ...) non c'avevo mai pensato. Beh io non ci avevo mai
pensato ... d'altra parte una volta Walter Chiari
mi ha detto: "tu ti sei accorto che Burt Bacarach
ti ha rubato il pezzo..." lo sai, no?
Si
l'ho sentito in un tuo spettacolo...
Si trattava di "Ora sei rimasta sola"...(canta
"Raindrops keep falling on my head")...
è uguale, no? A volte le canzoni rimangono nell'aria ...
anche Bacharach era a Roma in quel periodo. Magari ha sentito la
mia canzone e gli è rimasta in mente. Ne sarei felice se
fosse così. Per cui certe cose le fai consapevolmente, altre
invece no. Per esempio "Il vento dell'est",
adesso che tu mi dici così, mi ci fai pensare, è vero,
ma non voluto. Poi allora non è che si sentisse così
tanto Bob Dylan...
Ma
più che altro è il clima dell'epoca. E quello...
Sì è lo stesso clima che dal Village della beat generation
musicale americana si è trasferito in Inghilterra con Donovan
e compagnia
Esatto,
quindi la stessa impronta arrivata qua e rivista da voi che tra
l'altro avete anche fatto un 33 giri che a me era piaciuto tantissimo
" Il vestito rosa del il mio amico Piero"?
Correvano
gli ultimi mesi degli anni '60, i roaring sixties italiani.
Di world music non si parlava nemmeno di striscio. Eppure due
bizzarri cantautori italiani (uno aveva conosciuto addirittura
i Beatles e l'altro si divertiva a imitare Bob Dylan e Donovan)
decidono di intraprendere un viaggio musicale attorno al mondo
e ne fanno un disco. Il disco attraversa tranquillamente tre
decadi per arrivare fino a oggi con una sua oggettiva dignità
e con diversi spunti di interesse. I due "pards" erano
Gian Pieretti e Ricky Gianco, all'epoca compagni inseparabili:
il primo scriveva le parole, il secondo le musiche e ancora
il primo cantava. E cantando riusciva anche a fare capolino
nelle classifiche di vendita, a vincere a Settevoci e a ben
figurare al festival di Sanremo, in coppia con Antoine per la
celeberrima Pietre. (Segue) |
No,
"Viaggio celeste"
Ah sì, "Viaggio celeste"... poi avevamo fatto "Il
vestito rosa del mio amico Piero" che era...
...
che era un disco sull'omosessualità ed era anche quello un
discorso abbastanza avanti...
Si però in quel caso è stato l'ultimo lavoro insieme.
Poi io...
Vi
siete separati per quel disco?
Si perché io purtroppo trovavo che lui non era più
- pur con tutto il bene l'affetto che ho per lui, e l'amicizia anche
- però lui non era più all'altezza. Cioè non
era più inserito in quel periodo storico. Non era adatto.
Voleva fare il passo più lungo della gamba. Allora quando
venuto fuori l'argomento io ho detto facciamolo con un terzo autore,
con qualcuno che abbia una conoscenza, non tanto del problema omosessuale,
ma del problema legislativo che c'è attorno, perché
noi stavamo parlando in un momento in cui dovrei stare attento a
tutto quello che dicevi. Perché non è che ci fosse
così tanta apertura ... c'era appena stato il divorzio, non
c'era ancora l'aborto ... voglio dire eravamo ben indietro. E invece
lui in maniera secondo me presuntuosa ha detto: "No non ho
bisogno di nessuno". Poi quando è arrivato alla fine
e ha avuto dei dubbi su come finire questo lavoro - che infatti
non ha avuto successo - allora mi sono incazzato.
Ed
è stata un po' la fine di Gian Pieretti
Si, è stata l'ultima cosa un po' importante che ha fatto.
Dopodiché... sai purtroppo quando uno vive una situazione
che in fondo gli va bene che, sotto un certo profilo è partito
senza neanche pensarci molto... il solito "proviamo e le cose
vanno bene", probabilmente poi non riesce a svestirsi di certi
velleitarismi...
Con
Gian Pieretti tu giocati sempre un ruolo un po' defilato in un certo
senso. Continuavi a fare il cantautore, cantavi anche tu canzoni
vostre assieme, però ne cantavi di meno...
Alla fine degli anni sessanta ... dopo il 68,69 mi cominciavo ad
allontanare. Se vogliamo analizzare la cosa io ero in crisi già
da prima. Già dai tempi di "Pietre"
ero in crisi. Tanto che quando mi hanno detto: "vai a cantarla
a Sanremo" io non ci sono voluto andare. E difatti non ci sono
andato. Non mi ritrovavo più, cominciavo a prendere coscienza,
ad elaborare una coscienza politica e sociale che mi distaccava
da quello che stavo facendo. Poi in parte quello che sapevo fare
era quello e in parte quello che il meccanismo discografico pretendeva,
perché se tu facevi una puttanata e funzionava e dovevi fare
un'altra puttanata, per tutto questo... insomma per sopravvivere
a questa situazione ho messo in piedi un'etichetta alternativa che
era la Intingo.
E
qui siamo già alla tua terza pelle o quarta pelle...
Eh beh, è sicuramente una seconda pellaccia proprio, perché
qui è cominciato tutto un movimento. Avevo il Canzoniere
del Lazio, l'Albero Motore, Gianni Nebbiosi che era un cantautore
vero...
Ma,
l'Albero Motore, ha fatto solo il 45 giri di "Messico Lontano"?
No, ha fatto anche un lp
Non
l'ho mai visto.... "Messico lontano" era bellissima...
Sì, anche a me piaceva tanto... ma hanno fatto tutto un lp
con i testi miei e di Gianni Nebbiosi e musiche
loro
Ah,
era il Nebbiosi che era nel canzoniere del Lazio?
Sì proprio lui
E
che aveva fatto anche lui un disco bellissimo... c'entravi tu anche
in quello?
Lui aveva fatto un disco che si chiamava mmm.....
Qualcosa
sulla pazzia?
No, lui ne aveva fatto uno dove c'era una canzone fantastica che
faceva..... (canta: "dice l'aria qui è più
bbona che a Milano / specialmente per chi campa solo d'aria / specialmente
per chi arriva a casa a sera / e con l'aria ce 'ppo solo bestemmià
/ Ma che razza de città!"). "Ma che
razza de città"! Quello gli ho fatto fare io,
era molto bello.
Bellissimo!
E seguendo questa etichetta, parallelamente rinasceva un gruppo
attorno a Nanni Ricordi che io avevo conosciuto quando ero un ragazzino,
alla Ricordi: era l'etichetta "Ultima spiaggia"
ed è stato li che io ho avuto il vero cambiamento fondamentale...
Li
sei diventato un "cantautore impegnato" quindi il disco
"Alla mia mam..."
Se vuoi ero già un po' impegnato, solo che non avevo, non
era scattata la molla, il meccanismo per dire beh allora facciamolo
anche in musica questo discorso. Conoscendo Gianfranco Manfredi...
...
e siamo alla terza pelle allora ...
( ridiamo) ... sono scattate varie cose
Praticamente
siete diventati un altro duo...
Si. Devo dire che Gianfranco mi ha dato tantissimo. Io sicuramente
ha dato molto lui sul piano dello spettacolo, però senza
di lui certe cose forse non avrei fatte. Mi ricordo di uno spettacolo
a Parco Ravizza con 7000 giovani e con nell'aria uno scontro perché
c'erano quelli del MSI che stavano arrivando con i caschi e le spranghe
per cui c'era un'atmosfera terribile. Noi stavo cantando e quando
l'attenzione era arrivata all'inverosimile, lui mi ha detto canta
"Sei rimasta sola". Io ho detto ma sei
scemo o cosa? E lui, canta, canta. Io dico ma guarda che mi ammazzano.
E lui, ma no! Ma no, vai! Cazzo, ho attaccato "Sei rimasta
sola" e si sono messe a cantare tutti e il clima si è
placato di botto. Si sono sfogati, capisci. Quella canzone ha bloccato
tutto. Io venivo da quella strada e poi di cose insieme ne abbiamo
fatte tante: abbiamo fatto anche il programma televisivo...
"L'università
della canzonetta"
Cazzo, ma tu sai tutto!
Mi
sono documentato. Tu stai da cinquant'anni nel mondo a cantare,
e io ad ascoltare. ( si ride )
E poi devo dire il massimo l'abbiamo fatto insieme quando abbiamo
fatto "1992 zombi di tutto il mondo unitevi".
Che era onestamente uno spettacolo bellissimo. E abbiamo, io credo,
dato il via a un filone di teatro-canzone che anticipava molte cose
arrivate dopo. Tutte le sere facevano pugni per venire al Teatro
Verdi a vederlo, insomma c'era una strada spianata. Potevamo
fare tante cose ma Gianfranco voleva fare il cinema, voleva fare
altre cose ...
E poi
mi ha detto in una recente intervista che lui ha sofferto troppo
il cambio di pubblico avvenuto negli anni '80. Da un pubblico attento
e politico a uno decisamente più distratto.
Una cosa
che mi ha dato molto fastidio nella vita da cantante è
stato il mutamento di pubblico che c’è stato tra
la fine degli anni ’70 e gli ’80. Noi eravamo abituati
al tipo di pubblico che la generazione prima di noi ha vissuto
ai tempi dell’avanspettacolo nel dopoguerra. Noi in modo
politico, ma quando vedi i film di Fellini che ti tirano il
gatto morto sul palcoscenico, ecco ti ricorda il clima di qualche
nostro concerto. Non dico esattamente così, ma ci mancava
poco. Mi ricordo una volta io e Ricky eravamo tra i pochi che
facevano concerti sotto il sequestro Moro: ogni sera bisognava
saper gestire anche politicamente il palco, perché era
un continuo succedere di eventi che potevano compromettere o
modificare una serata. Questo però ti portava a vivere
ogni concerto come un’incognita e c’era anche un
senso, non solo di stare tra compagni, ma anche di sfida da
vivere di continuo. Perché era un’epoca dove se
tu sbagliavi un accordo veniva giù la sala, si incazzavano
(Segue)
|
Si, ne abbiamo
parlato: lui mi ha detto che proprio il cambio di pubblico che è
avvenuto negli anni '80 è stato micidiale. A lui non piaceva
la gente che andava teatro e applaudiva, così perché
si doveva applaudire. Applaudiva comunque, anche se recitavi male
o cantavi male. E Gianfranco non lo sopportava. C'è poi ancora
un'altra cosa. Che in quel periodo è morto Moro. Ed è
cambiato tutto. Mentre fino a quel punto si voltava la pagina, li
è cambiata la stagione. È finito il libro. E si è
aperto un altro libro. Tra l'altro a noi facevamo uno spettacolo
dove tra il pubblico potevi trovarci molte persone legate, se non
addirittura impicciati, in movimenti rivoluzionari con le varie
sigle: In uno spettacolo a Varese c'erano 1800 persone, era pieno
zeppo. Quando noi avevamo momenti di buio nello spettacolo partivano
gli slogan. Capisci? Anche pesanti, voglio dire. Per cui vuol dire
che conoscevano lo spettacolo, sapevano quando intervenire ...Insomma
quando
l'hanno preso e l' hanno ammazzato 'è stato un trauma anche
da parte nostra. Perché Moro doveva tornare libero. E non
l'hanno ammazzato le Bierre secondo me. Già dal 75 si capiva
che c'era la disgregazione. Già si capiva che c'erano infiltrazioni
e infiltrati ovunque. Anche il fatto della prigionia di Moro stesso
che non lo trovavano, andavano a scandagliare i laghi, facevano
le sedute spiritiche ... e poi c'è l'avevano lì a
due passi ... cioè era ormai diventato una merda. Una merda
come è sempre stato. Guardavo "Braveheart" l'altra
sera, quando Wallace chiede l'alleanza dei nobili scozzesi e del
futuro re di Scozia e loro si tolgono gli elmi e si scopre invece
che sono insieme agli inglesi. La storia è sempre quella,
non è che sia cambiato niente.
Dopo
Gianfranco Manfredi, siamo al periodo della riscoperta del rock?
No. Dopo Gianfranco Manfredi... in effetti non è che ci sia
un dopo Gianfranco Manfredi perché ci capita ancor adesso
di fare delle cose insieme. Quando ci sono delle cose da fare le
facciamo
Ad
esempio Danni collaterali...
Bravo, "Danni
collaterali" e una delle cose che abbiamo fatto assieme
aiutati anche da Velia Mantegazza che ci ha messi
in contatto con Marisa Fabi che era un assessore di Forlì
che è stata determinante per la realizzazione del progetto.
In questi casi soldi ce ne sono sempre pochi.... Con Gianfranco
abbiamo scritto i pezzi, tradotto e abbiamo prodotto il disco. Sai,
io sono rimasto, credo, l'unico suo cordone ombelicale con la musica
perché lui fra le sceneggiature, i libri, i fumetti ... non
ha neanche il tempo per i progetti musicali. Quindi io sono l'unico...
...
che ogni tanto lo tira da questa parte.
Adesso lo tirerò dentro un'altra volta. Credo che faremo
un CD contro la legge Fini perché questa
legge che passerà quest'estate al Senato e poi passerà
più avanti alla Camera è una legge mostruosa. Metti
dentro un ragazzino perché si fa due canne! E allora cerchiamo
di sensibilizzare l'opinione pubblica, perché qui a forza
di star zitti, a forza di lasciarci passare sulla testa quello che
viene in mente a questi, si va verso la fine di tutto. È
la fine di tutti quelli che sono morti per la libertà, per
niente. E la fine di tutto quello che abbiamo fatto anche noi: poco,
tanto, comunque. In questo progetto vorrei mettere dentro dei pezzi
fatti apposta e dei pezzi storici. Sempre se le case discografiche
me li danno. A partire da "lo spinello" di Stefano
Rosso, capisci. Poi c'è...
Stefano
Rosso sta rifacendo "Storia disonesta" con gli Arpioni,
proprio in questo periodo.
L 'ha già registrata?
Non
so, ma so che lo sta rifacendo. Dovrebbe uscire il disco in primavera
Ah, che buffo. Forse dovrei chiedere a lui allora.
Potresti
fare un duetto anche tu.
Se l'ha già fatto no... anzi tanto di guadagnato. Poi ad
esempio c'è Gigi Marras, che è questo
cantautore sardo che ha scritto una canzone apposta, la registrata
si chiama "Sigarette Fini"
Intanto
si può dire che “c'è la seconda edizione”,
e mi sembra già una buona notizia. Perché queste
cose partono con l'entusiasmo, però poi ci sono sempre
problemi da superare. Anche economici. L'anno scorso nessuno
ci ha guadagnato, anzi qualcuno ci ha rimesso. Secondo me avrà
successo, come ha avuto successo quello dell'anno scorso. Si
spera che abbia un minimo di ritorno anche economico, almeno
per pareggiare delle situazioni che sono rimaste in sospeso.
Poi dovrebbe essere un'edizione più articolata, perché
sono previsti gli stand con l'intervento di produttori e manager
anche stranieri (una sorta di Borsa-Spettacolo – NdR),
c'è questo Hyde Park dove di pomeriggio si esibiranno
gruppi che vogliono farsi vedere su un palco libero: ognuno
ha mezz'ora-40 minuti per esibirsi. Ci saranno, come lo scorso
anno, gli artisti selezionati da noi della Commissione, che
probabilmente si esibiranno in Piazza Castello, ma questo è
ancora un po' tutto in divenire. Infine tutte le sere è
previsto uno spettacolo-clou. Ci saranno varie situazioni in
giro per la città: gli show case giornalieri e tutto
quanto altro si sta configurando. Insomma diciamo che siamo
partiti. E questa è la notizia. (segue) |
(si
ride ) Gigi Marras era à Mantova l'anno scorso?
Si, era Mantova. Io l'avevo conosciuto perché me ne aveva
parlato un bravissimo musicista di Brescia che suona la fisarmonica
e si chiama Beccalossi. Gli avevo chiesto se c'era
in giro qualcuno bravo, che non è detto che noi conosciamo
tutto e tutti e lui mi aveva detto: "guardo ho fatto delle
registrazioni con questo cantautore sardo che è bravino",
così ci ha fatto sentire il materiale e in effetti era buono.
Tornando all'ipotesi di disco contro la legge Fini, dovrebbe contenere
un pezzo dei Vallanzaska, uno dei Tetes
de Bois, uno dei Folkabbestia ... Cerchiamo
di mettere insieme un po' di musicisti e facciamo uscire il disco
col "Forum droga" anche per raccogliere fondi per loro,
per tutto quello di cui hanno bisogno.
Questo
entro l'estate?
Io dovrei prepararlo entro l'estate poi uscirà a settembre
coi Dischi del Manifesto. Ci siamo già incontrati
e qui tiro dentro Manfredi come lo tiro dentro per uno spettacolo
di beneficenza che dovremo fare il 16 maggio al Piccolo
Teatro per raccogliere anche lì soldi per il progetto
che già in atto di umanizzazione del reparto oncologico del
San Carlo. E naturalmente i soldi sono sempre meno di quanti ne
servano ...
E
a Mantova Gianfranco? Non è coinvolgibile?
Sarebbe... sai che non ci avevo pensato? Potrebbe essere un'idea
geniale
Anche
perché lui copre molti aspetti. Anche come critico... è
appena uscita la riedizione dei suoi saggi della lato side. Quelli
su Battisti, Celentano, Jannacci.
Beh, sai, il casinò suo è il tempo...
Però
dovrebbe aver finito libro...
Possiamo parlarne. Lo dico ai promotori. Se loro sono d'accordo
io ne sarei felice. Poi è una bella figura. È un ragazzo
con una testa così.
E
poi lo puoi usare in tanti ambiti.
Si, è poliedrico perché cinema, musica, letteratura,
teatro...
È
un artista rinascimentale...
Si, certo. Potrebbe benissimo far parte per esempio anche della
giuria...
E
già che è li qualche canzone ....
Si potrebbe fare almeno "Ma non è una malattia"...
potrei accompagnarlo io... e "Ma chi ha detto che non
c'è". Almeno quelle due. Che bella che è
"Ma chi ha detto che non c'è"! Io mi ricordo i
brividi che mi vennero quando, con il disco uscito da sei mesi me
andai in Grecia ... c'ero già stato in Grecia ma non avevo
visto niente e mia moglie mi convinse a fare una vacanza li. Al
che io ho detto sì, andiamo però tu in Puglia ci sei
mai stata? Lei mi disse no, io la Puglia non l'ho mai vista. Allora
io le proposi di andare in macchina, così saremo passati
prima dalla Puglia e poi col traghetto in Grecia. Ed ero in Puglia
non mi ricordo se a Brindisi forse e sulla spalletta del ponte c'era
una scritta enorme: "ma chi ha detto che non c'è".
È stata una roba da brivido. Mi ricordo che sono andato a
cercare una cabina telefonica e chiamato subito Gianfranco Manfredi.
Ha
proposito di "cose bellissime", su Bielle stiamo cercando
di mettere in piedi, molto a fatica, due iniziative. Una è
una sorta di albero genealogico del cantautorato italiano, dove
tu compari in tantissimi snodi fondamentali, l'altra invece sono
"i 100 album fondamentali della canzone d'autore italiana".
Tra questi 100, a nostro parere ce ne uno tuo: "Arcimboldo".
Già, Arcimboldo, lo supponevo... anche perché è
stato fatto insieme alla PFM
Con
la PFM, con Gianfranco Manfredi, in uno stato evidente di tua grazia
personale ... Ci si rende conto mentre si sta facendo un disco che
resterà nella piccola storia della musica, che sarà
proprio un disco così?
No. No, perché è come quando tu scrivi delle canzoni...
io ho scritto tante canzoni, alcune sono invecchiate, sono vecchie.
Ma ... al di là del pubblico, sono vecchie anche per me stesso.
Sono proprio passate. E' passata la molla che le ha stimolate, il
clima musicale, sono tramontati i riferimenti. Altre invece no.
Ci sono delle alchimie che nessuno capisce. Perché certe
canzoni sì e altre no?
Se
si riuscisse a riprodurlo in laboratorio avremmo sintetizzato il
segreto del successo.....
Tu prendi "Il vento dell'est" ad esempio.
Io lo canto e anche se il pubblico mio, mediamente, non è
giovanissimo ci sono anche dei giovani tra loro e questa canzone
comunque va. "Pugni chiusi" è
un'altra. "Pietre" va perché se
la ricordano, è un fatto di colore. Poi ci sono canzoni che
io non faccio più perché sono vecchie. Alcune invecchiano
dopo poco, addirittura dopo pochi mesi che le hai fatte. altre rimangono.
È uguale quando fai i dischi. Quando registri, registri quello
che sei, vuoi, senti, sei in grado di fare il punto della tua vita
... poi sai ... fino a un certo punto, perché non sai mai
quello che succederà nella tua vita. Dici: "questa qui,
cazzo che bella!" e nessuno la capisce, non gliene frega niente
a nessuno. A volte una puttanata invece... una roba minore comunque
funziona.
Ma
"Arcimboldo" ha funzionato anche a livelli di vendite?
Si. Non stratosferiche, però ha venduto. Anche perché
veniva dopo "Alla mia mam..." dove c'erano dentro dei
pezzi come "Fango", "Un amore" e "Campo
minato" che avevano funzionato bene. È stato
praticamente uno dei primi dischi fatti con l'Ultima Spiaggia.
Prima abbiamo fatto "Il disco dell'angoscia"
che è bellissimo, ma introvabile. E c'era sempre qualcuno
che ti veniva a dire: "sì ma cazzo, lo ascolti e ti
viene dell'angoscia!" ( ride ) E' giusto. Deve essere così,
sennò avremmo fatto un flop.
"Arcimboldo"
secondo me fotografa perfettamente il momento in cui è stato
scritto. Era impossibile non ritrovarsi ...
Ci sono dentro delle cose divertenti. Beh alcune sono un po' troppo
ermetiche, secondo me. Perché sono io...
"Arcimboldo",
nel senso della title track ad esempio?
Ma sì. In certe frasi... se non le spiego io... Poi per esempio
c'era "Obrigado obrigadinho", dove la
musica l'ha scritta Mussida e io ho scritto il
testo che è tutto fatto da..... frasi sparse... Devi sapere
che io ho una moglie geniale per certi versi. Infatti siamo sposati
ormai da 25 anni a me sembra sempre che siano pochi giorni... Lei
ogni tanto tira fuori delle frasi che mi fanno morire: allora in
quel periodo io ho preso tutte quelle frasi, le ho mischiate, e
ho scritto il pezzo. Che è totalmente incomprensibile...
Bisognerebbe
accompagnare i dischi con le istruzioni per l'uso...
"Oppure organizzare ogni tanto delle serate dove tu hai la
possibilità di chiacchierare e di analizzare e di raccontare.
Perché secondo me è una cosa interessante, ma non
perché si sta parlando delle mie canzoni. Anche se mi metto
dalla parte del pubblico è interessante. Come può
esserlo anche per un libro, dove molte cose sono assolutamente personali,
anche se magari inserite in un contesto pubblico.
Beh,
sono gli "incontri con l'autore", no? A Mantova sono in
programma...
Si, infatti. Ci sono tante cose che possono essere spiegate. Molte
sono anche divertenti. Per esempio quando abbiamo fatto il disco
che non è mai stato venduto se non attraverso la militanza,
il 45 giri dove io cantavo "Questa casa non la mollerò"
e dietro "Liberiamo" che era venduto
in maniera militante per raccogliere soldi per Soccorso
Rosso...
Tornando
ad "Arcimoboldo", nel disco c'era anche "A Nervi
nel '92", titolo che poi ha innervato lo spettacolo ... Nel
'92 stava ad indicare un futuro remoto e ora è una data ben
superata...
Certo.
Beh sai, eravamo nel 77: il '92 mi sembrava lontano, lontanissimo.
Devo dire che quello che è successo mia prima deluso e poi
invece mi ha fatto capire. Pensavo, mi dicevo chissà cosa
succederà, se ci saremo, mah.. Poi aggiungevo: secondo me
il nostro futuro l'abbiamo già letto, visto. Letto sui libri,
visto nei film. COme quando vedi un film di fantascienza e dici
"ma capirai! Oppure, noi finiremo li". È La fantasia,
la creatività che ti dice cosa succederà. Vedi Verne,
già ai suoi tempi cosa inventava! E mi sembrava lontanissimo
questo '92... mi dicevo chissà come sarà questo futuro,
i viaggi nello spazio, l'aria pulita, le auto sospese avranno inventato
sicuramente delle nuove cose, non dico necessariamente il raggio
che trasporta alla velocità della luce ma quasi. Ora siamo
arrivati dopo il 2000 e non è successo niente, non è
cambiato un cazzo. Che vita di merda! Dopo ho capito che invece
era successo moltissimo. O che perlomeno stava succedendo, che c'erano
delle cose che stavano cambiando.
Magari
non nel modo in cui pensavamo noi, per esempio i trasporti non li
hanno toccati ma...
Però c'è stato un cambiamento epocale e anche questo
ti porta a pensare .... Hai presente, non so più chi fosse,
ma c'era uno che disegnava l'uomo con una testa grossa un corpicino
e due manine così perché non gli servivano più
né le gambe nè le mani ma solo due dita... ci si arriverà
prima o poi. Secondo me è una strada senza ritorno: io credo
che tutto peggiorerà a tal punto che non sarà più
visto come un peggioramento, anche perché noi non ci saremo
e ci saranno degli altri che cambieranno, magari in peggio però
cambieranno, e vivranno la loro di vita.
Mi
è tornata in mente l'ultima domanda che volevo farti. Che
musica ascolti tu adesso
Tutta.
Tutto?
Non hai preferenze?
Tutta quella che posso. Se devo essere sincero non ho preferenze.
Pensa che mi sono messo da ascoltare anchela musica techno,
non perché ci tenessi ma perché volevo rendermi conto.
E' una cosa che trovo che non c'entri niente con me, con la mia
testa, però ho voluto ascoltarla perché in fondo anche
lì ci sono delle idee: diciamo che per me la maggior parte
potrebbero essere anche buttate via o meglio ancora se non avessero
mai fatta, però anche lì qualcosa ci può essere.
Ascolto di tutto per curiosità
Ma
per piacere cosa ascolti?
Per piacere ascolto... certa musica folk, etnica che mi è
sempre sembra piaciuta. Per esempio quando facevo il Canzoniere
del Lazio nessuno parlava di musica etnica, quando facevamo
i Saltarelli della Tolfa e nessuno nel mondo dello
spettacolo capiva cosa stavamo facendo. Anzi ci dicevano che eravamo
matti: "che cazzo fate?" Facciamo musica folk quella nostra,
quella vera. Ecco, invece una cosa che non ascolterei mai, come
la musica techno, sono i canti delle mondine ( ride ) perché
mi hanno flagellato le palle!
Sono
a prova di resistenza umana...
Con tutto il rispetto dovuto a Giovanna Marini e
a tutti quanti però ... che due maroni ragazzi! Sei obbligato
anche a sentirli, perché.è dovuto. Io ho tutto il
rispetto, per carità lei è una grande e il suo lavoro
ha grande importanza però...
Ho
visto sul tuo sito nelle tue attività che si parla di uno
spettacolo che si intitola "Terre" con Massimo Carlotto
e Maurizio Camardi. E' tuttora "vivo" o è una cosa
finita?
Adesso è qualche mese che non la facciamo più, ma
per esempio l'abbiamo fatta a Monfalcone. Sono anni che andiamo
fare questa rappresentazione che è nata proprio per interessamento
di Carlotto e poi nostro perché
Camardi suona con me. E' uno spettacolo dove Loris
Contarini recita, io canto, Camardi fa delle musiche e
accompagna e Carlotto racconta, leggendo anche delle notizie strettamente
legate all'attualità. Cercando anche di ricordare e di continuare
a ricordare: i desaparecidos argentini piuttosto che gli operai
del petrolchimico o gli ammalati di amianto ... lui ha scritto delle
cose che sono di una bellezza straziante. Roba da brividi. Massimo
è sempre più bravo.
A
Mantova non lo fai venire?
Gliel'avevo detto, ma fai lui vive in Sardegna... Massimo adesso
sta scrivendo un pezzo che inciderò io sulla leggi Fini,
sempre per quel progetto di cui parlavo prima. Manfredi la sua l'ha
già scritta: inizia con "la prima canna non si scorda
mai..." ( ride ) e sto musicandola io. Però si è
vero. Anche Massimo sarebbe bello ci fosse... ma lui già
ci va a Mantova quando c'è il festival della letteratura.
Potrebbe
essere una ragione in più. Poi tutti gli ultimi libri che
ha scritto hanno come titolo un verso di una canzone...
Non solo, ma poi è anche uno che ne sa di musica... devo
dirlo a Zanchi e company...se vogliono però lo chiamano loro,
non io, che sono stufo di tirar dentro gratis gli amici...
Intervista
effettuata il 27 gennaio 2005
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