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BiELLE INTERVISTE
Ricky Gianco: mezzo secolo di musica
di Giorgio Maimone

Ricky Gianco è "la" storia della canzone italiana. E' sulla piazza da prima della nascita del termine cantautore e da un paio di decenni prima che si iniziasse a parlare di canzone d'autore. Lui i generi se li è fatti tutti: dal rock, al beat, al neo-folk-ibridato-Dylan, alla canzone d'autore, al teatro-canzone e ancora al rock per chiudere il cerchio. Ha fatto canzoni di consumo (sempre di ottimo livello: parliamo di cose come "Sei rimasta sola" per intenderci o "Pugni chiusi". Ora, dopo mezzo secolo di vita nel mondo dello spettacolo, è ancora in prima fila nella commissione selezionatrice del Festival di Mantova, ancora disposto a ore e ore di ascolti di materiale buono, ottimo e improponibile, per trovare canzoni e autori da presentare al Mantova Mujsica Festival di giugno.

Ma parliamo di Ricky Gianco cantante e autore. Tu hai un bel record. Ho appena visto adesso che tu fai mezzo secolo di canzone. Di vita dello spettacolo. Hai iniziato nel 55 ...

"Dunque, ho cominciato... sì è vero, avevo undici anni. Eh già! E’ vero".

Mezzo secolo di vita dello spettacolo quindi

"... Sai che non ci avevo pensato ( ride ) era meglio che non me lo dicevi ( ride ). È incredibile questa cosa. Anzi è terribile... perché ho cominciato cantare a undici anni... undici anni e mezzo. Ho cominciato a registrare dischi a 16 anni e poi non ho più smesso".

Quindi tu hai visto tutta l'evoluzione del nostro “settore di indagine”: da quando è nata la canzone d'autore in poi tu ci sei.

Sì ho cominciato in un momento in cui tutti quelli che cominciavano allora avevano sei o 7 o anche otto o dieci anni più di me: infatti io ero la mascotte. A 16/17 anni ero alla ricordi con Gaber, Bindi, Tenco, Endrigo. Ero proprio la loro mascotte, un ragazzino ... capivo una mazza ma c'ero. Allora c'era questo entusiasmo... questo fuoco. Per me è iniziato da quando ero bambino: mi chiedevano cosa vuoi fare da grande e io dicevo: “il cantante”. E loro mi rispondevano: “sì ma per vivere poi cosa fai?” La solita domanda insomma. ( ride ) e quindi ho visto tutti quelli che erano già in fase discendente e tutti quelli che poi man mano sono arrivati. Poi non è che mi sia messo sul balcone a guardare, però c'ero.

Quali sono state le principali variazioni in cinquant'anni? Cinquant'anni sono tanti ... limitiamoci a quelle fondamentali.

Le differenze fondamentali sono quelle di questi ultimi anni. Non c'è più il mercato. Ma io credo che il fenomeno musicale sia una cosa che appartiene alla società, alla cultura, all'economia, alla letteratura, alla pittura. Cioè non c'è un fenomeno musicale isolato. Il rock non è che nasca solo perché uno un giorno si sveglia e dice: “dai facciamo una musica così”. Nasce perché c'era il maccartismo, nasce perché c'era una generazione di ormai non più bambini in un mondo che stava cambiando che volevano contare e dire qualcosa che, fino a poco prima, con il tipo di educazione ottocentesca che si tramandava di padre in figlio, non potevano. E così come i movimenti letterari, pittorici, c'è sempre un qualche cosa... un evento scatenante. E io credo che le cose che sono successe in questi anni -a partire ad esempio anche da fatti recenti, come il muro di Berlino che cade - sono tutti eventi che influiscono sulla società, sull'economia, sui rapporti, sui valori. e anche sulla musica. Poi ci sono i cambiamenti epocali: come l'avvento di questo aggeggio che state usando per registrare l'intervista (un I-Pod - Ndr) , della tecnologia, dei computer. Già noi abbiamo gridato eureka quando la promozione poteva essere fatta direttamente dalla radio, le cosiddette radio libere ... che poi va bè ... in "Compagno si compagno no, compagno un caz" lo dico chiaramente che tipo di libertà c'era... Come quando avevamo inneggiato a Khomeini. Lo grideremmo ancora? Eppure eravamo tutti lì a gridarlo. È vero che con le radio libere si apriva una nuova fase e che era un grande vantaggio per chi faceva questo lavoro. È vero che non subivi più il monolite e le censure della Rai, quando aspettavi che questi che questi dicessero si o no senza neanche dirti perché e darti una spiegazione dei no. Però si stava subito cominciando a sbriciolare un fenomeno che al momento era costruttivo ma che alla lunga poi - quando le radio sono diventate tantissime - è sfociato nella creazione di un potere che le radio non avrebbero dovuto avere. È successo quello che è successo negli altri paesi.

E quelle libere veramente hanno chiuso...

No forse qualcosa rimasto. Il circuito di Radio Popolare o Radio Città Futura... però, capisci, quello che noi abbiamo visto non c'è più. Ora le radio decidono loro un successo ... ma neanche un successo: decidono cosa deve essere trasmesso e cosa no! Le playlist sono una roba allucinante. A Mantova non succederà questo. Ci sarà un palcoscenico aperto e anche se uno fa della musica barocco-dadaista, che uno si chiede "ma che cavolo di musica è questa?", il suo spazio c'è. Se non altro lo ascoltiamo, poi vediamo. Se quello che dice è convincente, se lo dice nel modo giusto, se c'è qualcuno che si interessa questo filone ... perché no?

Torniamo alla tua attività.

Beh, i cambiamenti sono stati tanti... poi si è creato un marasma tale, non ultima anche tutta la situazione socio-economica, tutto quello che è avvenuto e che lentamente è peggiorato fino a questi ultimi anni in cui tutto quello che poteva precipitare è precipitato. E sta ancora precipitando. Adesso mi dirai cosa c'entra con la musica, ma c'entra. Il G-8, la Fiat, il teatro che non c'è più, le industrie alimentari come Parmalat ecc che falliscono, a Terni stanno chiudendo le acciaierie, la gente è in cassa integrazione se non addirittura licenziata. Non so che fine faremo. Secondo me non siamo come l'Argentina solo perché siamo nell'Europa unita.

Le tue pelli artistiche però sono state tante. Al di là di quello che è successo nella musica. Tu hai iniziato come rock...

Si. Avevo pochi anni quando è arrivato il rock

Ha iniziato subito scrivendoti le canzoni o no?

Si. No, beh quand'ero ragazzino cantavo le solite puttanate... La Galopera, A woman in love e queste roba qua...

Allora hai iniziato a scrivere con Celentano?

No. Ho iniziato a scrivere con Gian Pieretti, però prima di scrivere con Pieretti ho fatto parte per un'estate di un avanspettacolo. Siccome miracolosamente ero stato promosso, ed era una cosa che non succedeva quasi mai, allora mi avevano permesso di fare un'audizione... mi ricordo che c'era una compagnia allora famosa di avanspettacolo che si chiamava Mimmo Giusti e Lola Gresi. Lola Gresi era questa gnoccona soubrette e lui era il capo comico. Poi c'erano delle ballerine... sai il pubblico andava per vedere le ballerine, con le calze smagliate, i pizzicotti sulle chiappe ... io avevo sedici anni e ho fatto alcuni mesi con loro. Ed è stata secondo me una scuola... anche perché li ... capisci ... arrivava un pubblico che non era lì per sentire te. E tu, sconosciuto ragazzino, con il piede sulla sedia e la chitarra in mano, capisci? Per cui o resistevi o trovavi modo di resistere ...

Altro che Hyde Park!

Già, altro che a Hyde Park... o se no te ne andavi a casa. E devo dire però che nel mio caso la cosa ha funzionato e mi è stato molto d'aiuto.

Quindi hai iniziato a scrivere con Gian Pieretti ...Come lo ha i conosciuto? E' durato tantissimo il vostro rapporto professionale, la vostra "simbiosi".

Quando io ero alla Ricordi, c'erano diverse persone che telefonavano per dirmi: "senti io scrivo canzoni, perché non ci vediamo"... Gian Pieretti era il più insistente. Continuava a chiamare. E allora un certo punto ho deciso di vedere che cosa voleva. La sua insistenza era stata premiata. Ci siamo incontrati, dicendoci come eravamo vestiti, di fronte al cinema Orfeo qui a Milano.

Lui aveva la tua stessa età?

No lui ha tre o quattro anni più di me, ma sai allora eravamo giovani tutti e due. Ci siamo incontrati, abbiamo cominciato a parlare e siamo subito andati a casa a scrivere un pezzo.

E da lì in poi ne avete scritte...

Tante... tante. Lui aveva questa vena... non so come dire ... poetico-moderna. Cioè non era né un intellettuale, non lo è mai stato, né un letterato; era però un toscano che aveva questa vena poetica tenera, delicata, molto curioso, molto attento a quello che gli succedeva intorno e aveva questa dote - secondo me un dono - che in quel momento storico funzionava.

Scrivere cose semplici...

Sì che però erano diverse da come si scriveva fino a quel punto. Sono quelle cose che non fai a tavolino, vengono o non vengono. Come Battisti e Mogol.

Però secondo me a un livello più alto. Almeno di Mogol intendo dire...

No, beh no, sai il lì era una fabbrica... e pure anche Mogol - che io non ho mai particolarmente apprezzato come scrittore di testi, perché ho delle idee diverse - però anche lui in quel momento era "giusto", come era giusto Mike Bongiorno nel tipo di linguaggio che usava con i concorrenti, capisci? .

Senti, molti dei successi dell'epoca erano, diciamo così, degli omaggi a grandi autori internazionali: Donovan, Bob Dylan... però non erano dei plagi

No, ti dirò, quella di Donovan assolutamente si

Celeste?

Si, Celeste, perché lui - Pieretti - voleva fare la stessa canzone. Al che gli ho detto falla. Ci mettiamo un testo italiano ...

... tra l'altro venuto bene

si, ma ti dirò di più: sono state fatte delle cover inglesi di quel pezzo...

Ma dai! ( ridiamo )

In realtà non è che fosse un plagio: era copiata tutta l'atmosfera, tutta la costruzione del pezzo, tutto... l'arrangiamento no, ma quasi. E poi la melodia era diversa però sempre in quell'ambito. L'idea era quella. Abbiamo riprodotto l'atmosfera di quel pezzo.

E anche per Dylan è andata così?

"Pietre"? No, Pietre, no ...

"Pietre" no, ma "Il vento dell'est" un pochino "North country girl" la ricorda...

Sai che non ci ho mai pensato. Ti giuro che...

Molto più bella tra l'altro secondo me è "Il vento dell'est"...

(Gianco accenna a cantare "if you travel in the north country fair...") assomiglia sì! (remember me to the one who lives there ...) non c'avevo mai pensato. Beh io non ci avevo mai pensato ... d'altra parte una volta Walter Chiari mi ha detto: "tu ti sei accorto che Burt Bacarach ti ha rubato il pezzo..." lo sai, no?

Si l'ho sentito in un tuo spettacolo...

Si trattava di "Ora sei rimasta sola"...(canta "Raindrops keep falling on my head")... è uguale, no? A volte le canzoni rimangono nell'aria ... anche Bacharach era a Roma in quel periodo. Magari ha sentito la mia canzone e gli è rimasta in mente. Ne sarei felice se fosse così. Per cui certe cose le fai consapevolmente, altre invece no. Per esempio "Il vento dell'est", adesso che tu mi dici così, mi ci fai pensare, è vero, ma non voluto. Poi allora non è che si sentisse così tanto Bob Dylan...

Ma più che altro è il clima dell'epoca. E quello...

Sì è lo stesso clima che dal Village della beat generation musicale americana si è trasferito in Inghilterra con Donovan e compagnia

Esatto, quindi la stessa impronta arrivata qua e rivista da voi che tra l'altro avete anche fatto un 33 giri che a me era piaciuto tantissimo

" Il vestito rosa del il mio amico Piero"?

Correvano gli ultimi mesi degli anni '60, i roaring sixties italiani. Di world music non si parlava nemmeno di striscio. Eppure due bizzarri cantautori italiani (uno aveva conosciuto addirittura i Beatles e l'altro si divertiva a imitare Bob Dylan e Donovan) decidono di intraprendere un viaggio musicale attorno al mondo e ne fanno un disco. Il disco attraversa tranquillamente tre decadi per arrivare fino a oggi con una sua oggettiva dignità e con diversi spunti di interesse. I due "pards" erano Gian Pieretti e Ricky Gianco, all'epoca compagni inseparabili: il primo scriveva le parole, il secondo le musiche e ancora il primo cantava. E cantando riusciva anche a fare capolino nelle classifiche di vendita, a vincere a Settevoci e a ben figurare al festival di Sanremo, in coppia con Antoine per la celeberrima Pietre. (Segue)

No, "Viaggio celeste"

Ah sì, "Viaggio celeste"... poi avevamo fatto "Il vestito rosa del mio amico Piero" che era...

... che era un disco sull'omosessualità ed era anche quello un discorso abbastanza avanti...

Si però in quel caso è stato l'ultimo lavoro insieme. Poi io...

Vi siete separati per quel disco?

Si perché io purtroppo trovavo che lui non era più - pur con tutto il bene l'affetto che ho per lui, e l'amicizia anche - però lui non era più all'altezza. Cioè non era più inserito in quel periodo storico. Non era adatto. Voleva fare il passo più lungo della gamba. Allora quando venuto fuori l'argomento io ho detto facciamolo con un terzo autore, con qualcuno che abbia una conoscenza, non tanto del problema omosessuale, ma del problema legislativo che c'è attorno, perché noi stavamo parlando in un momento in cui dovrei stare attento a tutto quello che dicevi. Perché non è che ci fosse così tanta apertura ... c'era appena stato il divorzio, non c'era ancora l'aborto ... voglio dire eravamo ben indietro. E invece lui in maniera secondo me presuntuosa ha detto: "No non ho bisogno di nessuno". Poi quando è arrivato alla fine e ha avuto dei dubbi su come finire questo lavoro - che infatti non ha avuto successo - allora mi sono incazzato.

Ed è stata un po' la fine di Gian Pieretti

Si, è stata l'ultima cosa un po' importante che ha fatto. Dopodiché... sai purtroppo quando uno vive una situazione che in fondo gli va bene che, sotto un certo profilo è partito senza neanche pensarci molto... il solito "proviamo e le cose vanno bene", probabilmente poi non riesce a svestirsi di certi velleitarismi...

Con Gian Pieretti tu giocati sempre un ruolo un po' defilato in un certo senso. Continuavi a fare il cantautore, cantavi anche tu canzoni vostre assieme, però ne cantavi di meno...

Alla fine degli anni sessanta ... dopo il 68,69 mi cominciavo ad allontanare. Se vogliamo analizzare la cosa io ero in crisi già da prima. Già dai tempi di "Pietre" ero in crisi. Tanto che quando mi hanno detto: "vai a cantarla a Sanremo" io non ci sono voluto andare. E difatti non ci sono andato. Non mi ritrovavo più, cominciavo a prendere coscienza, ad elaborare una coscienza politica e sociale che mi distaccava da quello che stavo facendo. Poi in parte quello che sapevo fare era quello e in parte quello che il meccanismo discografico pretendeva, perché se tu facevi una puttanata e funzionava e dovevi fare un'altra puttanata, per tutto questo... insomma per sopravvivere a questa situazione ho messo in piedi un'etichetta alternativa che era la Intingo.

E qui siamo già alla tua terza pelle o quarta pelle...

Eh beh, è sicuramente una seconda pellaccia proprio, perché qui è cominciato tutto un movimento. Avevo il Canzoniere del Lazio, l'Albero Motore, Gianni Nebbiosi che era un cantautore vero...

Ma, l'Albero Motore, ha fatto solo il 45 giri di "Messico Lontano"?

No, ha fatto anche un lp

Non l'ho mai visto.... "Messico lontano" era bellissima...

Sì, anche a me piaceva tanto... ma hanno fatto tutto un lp con i testi miei e di Gianni Nebbiosi e musiche loro

Ah, era il Nebbiosi che era nel canzoniere del Lazio?

Sì proprio lui

E che aveva fatto anche lui un disco bellissimo... c'entravi tu anche in quello?

Lui aveva fatto un disco che si chiamava mmm.....

Qualcosa sulla pazzia?

No, lui ne aveva fatto uno dove c'era una canzone fantastica che faceva..... (canta: "dice l'aria qui è più bbona che a Milano / specialmente per chi campa solo d'aria / specialmente per chi arriva a casa a sera / e con l'aria ce 'ppo solo bestemmià / Ma che razza de città!"). "Ma che razza de città"! Quello gli ho fatto fare io, era molto bello.

Bellissimo!

E seguendo questa etichetta, parallelamente rinasceva un gruppo attorno a Nanni Ricordi che io avevo conosciuto quando ero un ragazzino, alla Ricordi: era l'etichetta "Ultima spiaggia" ed è stato li che io ho avuto il vero cambiamento fondamentale...

Li sei diventato un "cantautore impegnato" quindi il disco "Alla mia mam..."

Se vuoi ero già un po' impegnato, solo che non avevo, non era scattata la molla, il meccanismo per dire beh allora facciamolo anche in musica questo discorso. Conoscendo Gianfranco Manfredi...

... e siamo alla terza pelle allora ...

( ridiamo) ... sono scattate varie cose

Praticamente siete diventati un altro duo...

Si. Devo dire che Gianfranco mi ha dato tantissimo. Io sicuramente ha dato molto lui sul piano dello spettacolo, però senza di lui certe cose forse non avrei fatte. Mi ricordo di uno spettacolo a Parco Ravizza con 7000 giovani e con nell'aria uno scontro perché c'erano quelli del MSI che stavano arrivando con i caschi e le spranghe per cui c'era un'atmosfera terribile. Noi stavo cantando e quando l'attenzione era arrivata all'inverosimile, lui mi ha detto canta "Sei rimasta sola". Io ho detto ma sei scemo o cosa? E lui, canta, canta. Io dico ma guarda che mi ammazzano. E lui, ma no! Ma no, vai! Cazzo, ho attaccato "Sei rimasta sola" e si sono messe a cantare tutti e il clima si è placato di botto. Si sono sfogati, capisci. Quella canzone ha bloccato tutto. Io venivo da quella strada e poi di cose insieme ne abbiamo fatte tante: abbiamo fatto anche il programma televisivo...

"L'università della canzonetta"

Cazzo, ma tu sai tutto!

Mi sono documentato. Tu stai da cinquant'anni nel mondo a cantare, e io ad ascoltare. ( si ride )

E poi devo dire il massimo l'abbiamo fatto insieme quando abbiamo fatto "1992 zombi di tutto il mondo unitevi". Che era onestamente uno spettacolo bellissimo. E abbiamo, io credo, dato il via a un filone di teatro-canzone che anticipava molte cose arrivate dopo. Tutte le sere facevano pugni per venire al Teatro Verdi a vederlo, insomma c'era una strada spianata. Potevamo fare tante cose ma Gianfranco voleva fare il cinema, voleva fare altre cose ...

E poi mi ha detto in una recente intervista che lui ha sofferto troppo il cambio di pubblico avvenuto negli anni '80. Da un pubblico attento e politico a uno decisamente più distratto.

Una cosa che mi ha dato molto fastidio nella vita da cantante è stato il mutamento di pubblico che c’è stato tra la fine degli anni ’70 e gli ’80. Noi eravamo abituati al tipo di pubblico che la generazione prima di noi ha vissuto ai tempi dell’avanspettacolo nel dopoguerra. Noi in modo politico, ma quando vedi i film di Fellini che ti tirano il gatto morto sul palcoscenico, ecco ti ricorda il clima di qualche nostro concerto. Non dico esattamente così, ma ci mancava poco. Mi ricordo una volta io e Ricky eravamo tra i pochi che facevano concerti sotto il sequestro Moro: ogni sera bisognava saper gestire anche politicamente il palco, perché era un continuo succedere di eventi che potevano compromettere o modificare una serata. Questo però ti portava a vivere ogni concerto come un’incognita e c’era anche un senso, non solo di stare tra compagni, ma anche di sfida da vivere di continuo. Perché era un’epoca dove se tu sbagliavi un accordo veniva giù la sala, si incazzavano (Segue)

Si, ne abbiamo parlato: lui mi ha detto che proprio il cambio di pubblico che è avvenuto negli anni '80 è stato micidiale. A lui non piaceva la gente che andava teatro e applaudiva, così perché si doveva applaudire. Applaudiva comunque, anche se recitavi male o cantavi male. E Gianfranco non lo sopportava. C'è poi ancora un'altra cosa. Che in quel periodo è morto Moro. Ed è cambiato tutto. Mentre fino a quel punto si voltava la pagina, li è cambiata la stagione. È finito il libro. E si è aperto un altro libro. Tra l'altro a noi facevamo uno spettacolo dove tra il pubblico potevi trovarci molte persone legate, se non addirittura impicciati, in movimenti rivoluzionari con le varie sigle: In uno spettacolo a Varese c'erano 1800 persone, era pieno zeppo. Quando noi avevamo momenti di buio nello spettacolo partivano gli slogan. Capisci? Anche pesanti, voglio dire. Per cui vuol dire che conoscevano lo spettacolo, sapevano quando intervenire ...Insomma quando l'hanno preso e l' hanno ammazzato 'è stato un trauma anche da parte nostra. Perché Moro doveva tornare libero. E non l'hanno ammazzato le Bierre secondo me. Già dal 75 si capiva che c'era la disgregazione. Già si capiva che c'erano infiltrazioni e infiltrati ovunque. Anche il fatto della prigionia di Moro stesso che non lo trovavano, andavano a scandagliare i laghi, facevano le sedute spiritiche ... e poi c'è l'avevano lì a due passi ... cioè era ormai diventato una merda. Una merda come è sempre stato. Guardavo "Braveheart" l'altra sera, quando Wallace chiede l'alleanza dei nobili scozzesi e del futuro re di Scozia e loro si tolgono gli elmi e si scopre invece che sono insieme agli inglesi. La storia è sempre quella, non è che sia cambiato niente.

Dopo Gianfranco Manfredi, siamo al periodo della riscoperta del rock?

No. Dopo Gianfranco Manfredi... in effetti non è che ci sia un dopo Gianfranco Manfredi perché ci capita ancor adesso di fare delle cose insieme. Quando ci sono delle cose da fare le facciamo

Ad esempio Danni collaterali...
Bravo, "Danni collaterali" e una delle cose che abbiamo fatto assieme aiutati anche da Velia Mantegazza che ci ha messi in contatto con Marisa Fabi che era un assessore di Forlì che è stata determinante per la realizzazione del progetto. In questi casi soldi ce ne sono sempre pochi.... Con Gianfranco abbiamo scritto i pezzi, tradotto e abbiamo prodotto il disco. Sai, io sono rimasto, credo, l'unico suo cordone ombelicale con la musica perché lui fra le sceneggiature, i libri, i fumetti ... non ha neanche il tempo per i progetti musicali. Quindi io sono l'unico...

... che ogni tanto lo tira da questa parte.

Adesso lo tirerò dentro un'altra volta. Credo che faremo un CD contro la legge Fini perché questa legge che passerà quest'estate al Senato e poi passerà più avanti alla Camera è una legge mostruosa. Metti dentro un ragazzino perché si fa due canne! E allora cerchiamo di sensibilizzare l'opinione pubblica, perché qui a forza di star zitti, a forza di lasciarci passare sulla testa quello che viene in mente a questi, si va verso la fine di tutto. È la fine di tutti quelli che sono morti per la libertà, per niente. E la fine di tutto quello che abbiamo fatto anche noi: poco, tanto, comunque. In questo progetto vorrei mettere dentro dei pezzi fatti apposta e dei pezzi storici. Sempre se le case discografiche me li danno. A partire da "lo spinello" di Stefano Rosso, capisci. Poi c'è...

Stefano Rosso sta rifacendo "Storia disonesta" con gli Arpioni, proprio in questo periodo.

L 'ha già registrata?

Non so, ma so che lo sta rifacendo. Dovrebbe uscire il disco in primavera

Ah, che buffo. Forse dovrei chiedere a lui allora.

Potresti fare un duetto anche tu.

Se l'ha già fatto no... anzi tanto di guadagnato. Poi ad esempio c'è Gigi Marras, che è questo cantautore sardo che ha scritto una canzone apposta, la registrata si chiama "Sigarette Fini"

Intanto si può dire che “c'è la seconda edizione”, e mi sembra già una buona notizia. Perché queste cose partono con l'entusiasmo, però poi ci sono sempre problemi da superare. Anche economici. L'anno scorso nessuno ci ha guadagnato, anzi qualcuno ci ha rimesso. Secondo me avrà successo, come ha avuto successo quello dell'anno scorso. Si spera che abbia un minimo di ritorno anche economico, almeno per pareggiare delle situazioni che sono rimaste in sospeso. Poi dovrebbe essere un'edizione più articolata, perché sono previsti gli stand con l'intervento di produttori e manager anche stranieri (una sorta di Borsa-Spettacolo – NdR), c'è questo Hyde Park dove di pomeriggio si esibiranno gruppi che vogliono farsi vedere su un palco libero: ognuno ha mezz'ora-40 minuti per esibirsi. Ci saranno, come lo scorso anno, gli artisti selezionati da noi della Commissione, che probabilmente si esibiranno in Piazza Castello, ma questo è ancora un po' tutto in divenire. Infine tutte le sere è previsto uno spettacolo-clou. Ci saranno varie situazioni in giro per la città: gli show case giornalieri e tutto quanto altro si sta configurando. Insomma diciamo che siamo partiti. E questa è la notizia. (segue)

(si ride ) Gigi Marras era à Mantova l'anno scorso?

Si, era Mantova. Io l'avevo conosciuto perché me ne aveva parlato un bravissimo musicista di Brescia che suona la fisarmonica e si chiama Beccalossi. Gli avevo chiesto se c'era in giro qualcuno bravo, che non è detto che noi conosciamo tutto e tutti e lui mi aveva detto: "guardo ho fatto delle registrazioni con questo cantautore sardo che è bravino", così ci ha fatto sentire il materiale e in effetti era buono. Tornando all'ipotesi di disco contro la legge Fini, dovrebbe contenere un pezzo dei Vallanzaska, uno dei Tetes de Bois, uno dei Folkabbestia ... Cerchiamo di mettere insieme un po' di musicisti e facciamo uscire il disco col "Forum droga" anche per raccogliere fondi per loro, per tutto quello di cui hanno bisogno.

Questo entro l'estate?

Io dovrei prepararlo entro l'estate poi uscirà a settembre coi Dischi del Manifesto. Ci siamo già incontrati e qui tiro dentro Manfredi come lo tiro dentro per uno spettacolo di beneficenza che dovremo fare il 16 maggio al Piccolo Teatro per raccogliere anche lì soldi per il progetto che già in atto di umanizzazione del reparto oncologico del San Carlo. E naturalmente i soldi sono sempre meno di quanti ne servano ...

E a Mantova Gianfranco? Non è coinvolgibile?

Sarebbe... sai che non ci avevo pensato? Potrebbe essere un'idea geniale

Anche perché lui copre molti aspetti. Anche come critico... è appena uscita la riedizione dei suoi saggi della lato side. Quelli su Battisti, Celentano, Jannacci.

Beh, sai, il casinò suo è il tempo...

Però dovrebbe aver finito libro...

Possiamo parlarne. Lo dico ai promotori. Se loro sono d'accordo io ne sarei felice. Poi è una bella figura. È un ragazzo con una testa così.

E poi lo puoi usare in tanti ambiti.

Si, è poliedrico perché cinema, musica, letteratura, teatro...

È un artista rinascimentale...

Si, certo. Potrebbe benissimo far parte per esempio anche della giuria...

E già che è li qualche canzone ....

Si potrebbe fare almeno "Ma non è una malattia"... potrei accompagnarlo io... e "Ma chi ha detto che non c'è". Almeno quelle due. Che bella che è "Ma chi ha detto che non c'è"! Io mi ricordo i brividi che mi vennero quando, con il disco uscito da sei mesi me andai in Grecia ... c'ero già stato in Grecia ma non avevo visto niente e mia moglie mi convinse a fare una vacanza li. Al che io ho detto sì, andiamo però tu in Puglia ci sei mai stata? Lei mi disse no, io la Puglia non l'ho mai vista. Allora io le proposi di andare in macchina, così saremo passati prima dalla Puglia e poi col traghetto in Grecia. Ed ero in Puglia non mi ricordo se a Brindisi forse e sulla spalletta del ponte c'era una scritta enorme: "ma chi ha detto che non c'è". È stata una roba da brivido. Mi ricordo che sono andato a cercare una cabina telefonica e chiamato subito Gianfranco Manfredi.

Ha proposito di "cose bellissime", su Bielle stiamo cercando di mettere in piedi, molto a fatica, due iniziative. Una è una sorta di albero genealogico del cantautorato italiano, dove tu compari in tantissimi snodi fondamentali, l'altra invece sono "i 100 album fondamentali della canzone d'autore italiana". Tra questi 100, a nostro parere ce ne uno tuo: "Arcimboldo".

Già, Arcimboldo, lo supponevo... anche perché è stato fatto insieme alla PFM

Con la PFM, con Gianfranco Manfredi, in uno stato evidente di tua grazia personale ... Ci si rende conto mentre si sta facendo un disco che resterà nella piccola storia della musica, che sarà proprio un disco così?

No. No, perché è come quando tu scrivi delle canzoni... io ho scritto tante canzoni, alcune sono invecchiate, sono vecchie. Ma ... al di là del pubblico, sono vecchie anche per me stesso. Sono proprio passate. E' passata la molla che le ha stimolate, il clima musicale, sono tramontati i riferimenti. Altre invece no. Ci sono delle alchimie che nessuno capisce. Perché certe canzoni sì e altre no?

Se si riuscisse a riprodurlo in laboratorio avremmo sintetizzato il segreto del successo.....

Tu prendi "Il vento dell'est" ad esempio. Io lo canto e anche se il pubblico mio, mediamente, non è giovanissimo ci sono anche dei giovani tra loro e questa canzone comunque va. "Pugni chiusi" è un'altra. "Pietre" va perché se la ricordano, è un fatto di colore. Poi ci sono canzoni che io non faccio più perché sono vecchie. Alcune invecchiano dopo poco, addirittura dopo pochi mesi che le hai fatte. altre rimangono. È uguale quando fai i dischi. Quando registri, registri quello che sei, vuoi, senti, sei in grado di fare il punto della tua vita ... poi sai ... fino a un certo punto, perché non sai mai quello che succederà nella tua vita. Dici: "questa qui, cazzo che bella!" e nessuno la capisce, non gliene frega niente a nessuno. A volte una puttanata invece... una roba minore comunque funziona.

Ma "Arcimboldo" ha funzionato anche a livelli di vendite?

Si. Non stratosferiche, però ha venduto. Anche perché veniva dopo "Alla mia mam..." dove c'erano dentro dei pezzi come "Fango", "Un amore" e "Campo minato" che avevano funzionato bene. È stato praticamente uno dei primi dischi fatti con l'Ultima Spiaggia. Prima abbiamo fatto "Il disco dell'angoscia" che è bellissimo, ma introvabile. E c'era sempre qualcuno che ti veniva a dire: "sì ma cazzo, lo ascolti e ti viene dell'angoscia!" ( ride ) E' giusto. Deve essere così, sennò avremmo fatto un flop.

"Arcimboldo" secondo me fotografa perfettamente il momento in cui è stato scritto. Era impossibile non ritrovarsi ...

Ci sono dentro delle cose divertenti. Beh alcune sono un po' troppo ermetiche, secondo me. Perché sono io...

"Arcimboldo", nel senso della title track ad esempio?

Ma sì. In certe frasi... se non le spiego io... Poi per esempio c'era "Obrigado obrigadinho", dove la musica l'ha scritta Mussida e io ho scritto il testo che è tutto fatto da..... frasi sparse... Devi sapere che io ho una moglie geniale per certi versi. Infatti siamo sposati ormai da 25 anni a me sembra sempre che siano pochi giorni... Lei ogni tanto tira fuori delle frasi che mi fanno morire: allora in quel periodo io ho preso tutte quelle frasi, le ho mischiate, e ho scritto il pezzo. Che è totalmente incomprensibile...

Bisognerebbe accompagnare i dischi con le istruzioni per l'uso...

"Oppure organizzare ogni tanto delle serate dove tu hai la possibilità di chiacchierare e di analizzare e di raccontare. Perché secondo me è una cosa interessante, ma non perché si sta parlando delle mie canzoni. Anche se mi metto dalla parte del pubblico è interessante. Come può esserlo anche per un libro, dove molte cose sono assolutamente personali, anche se magari inserite in un contesto pubblico.

Beh, sono gli "incontri con l'autore", no? A Mantova sono in programma...

Si, infatti. Ci sono tante cose che possono essere spiegate. Molte sono anche divertenti. Per esempio quando abbiamo fatto il disco che non è mai stato venduto se non attraverso la militanza, il 45 giri dove io cantavo "Questa casa non la mollerò" e dietro "Liberiamo" che era venduto in maniera militante per raccogliere soldi per Soccorso Rosso...

Tornando ad "Arcimoboldo", nel disco c'era anche "A Nervi nel '92", titolo che poi ha innervato lo spettacolo ... Nel '92 stava ad indicare un futuro remoto e ora è una data ben superata...

Certo. Beh sai, eravamo nel 77: il '92 mi sembrava lontano, lontanissimo. Devo dire che quello che è successo mia prima deluso e poi invece mi ha fatto capire. Pensavo, mi dicevo chissà cosa succederà, se ci saremo, mah.. Poi aggiungevo: secondo me il nostro futuro l'abbiamo già letto, visto. Letto sui libri, visto nei film. COme quando vedi un film di fantascienza e dici "ma capirai! Oppure, noi finiremo li". È La fantasia, la creatività che ti dice cosa succederà. Vedi Verne, già ai suoi tempi cosa inventava! E mi sembrava lontanissimo questo '92... mi dicevo chissà come sarà questo futuro, i viaggi nello spazio, l'aria pulita, le auto sospese avranno inventato sicuramente delle nuove cose, non dico necessariamente il raggio che trasporta alla velocità della luce ma quasi. Ora siamo arrivati dopo il 2000 e non è successo niente, non è cambiato un cazzo. Che vita di merda! Dopo ho capito che invece era successo moltissimo. O che perlomeno stava succedendo, che c'erano delle cose che stavano cambiando.

Magari non nel modo in cui pensavamo noi, per esempio i trasporti non li hanno toccati ma...

Però c'è stato un cambiamento epocale e anche questo ti porta a pensare .... Hai presente, non so più chi fosse, ma c'era uno che disegnava l'uomo con una testa grossa un corpicino e due manine così perché non gli servivano più né le gambe nè le mani ma solo due dita... ci si arriverà prima o poi. Secondo me è una strada senza ritorno: io credo che tutto peggiorerà a tal punto che non sarà più visto come un peggioramento, anche perché noi non ci saremo e ci saranno degli altri che cambieranno, magari in peggio però cambieranno, e vivranno la loro di vita.

Mi è tornata in mente l'ultima domanda che volevo farti. Che musica ascolti tu adesso

Tutta.

Tutto? Non hai preferenze?

Tutta quella che posso. Se devo essere sincero non ho preferenze. Pensa che mi sono messo da ascoltare anchela musica techno, non perché ci tenessi ma perché volevo rendermi conto. E' una cosa che trovo che non c'entri niente con me, con la mia testa, però ho voluto ascoltarla perché in fondo anche lì ci sono delle idee: diciamo che per me la maggior parte potrebbero essere anche buttate via o meglio ancora se non avessero mai fatta, però anche lì qualcosa ci può essere. Ascolto di tutto per curiosità

Ma per piacere cosa ascolti?

Per piacere ascolto... certa musica folk, etnica che mi è sempre sembra piaciuta. Per esempio quando facevo il Canzoniere del Lazio nessuno parlava di musica etnica, quando facevamo i Saltarelli della Tolfa e nessuno nel mondo dello spettacolo capiva cosa stavamo facendo. Anzi ci dicevano che eravamo matti: "che cazzo fate?" Facciamo musica folk quella nostra, quella vera. Ecco, invece una cosa che non ascolterei mai, come la musica techno, sono i canti delle mondine ( ride ) perché mi hanno flagellato le palle!

Sono a prova di resistenza umana...

Con tutto il rispetto dovuto a Giovanna Marini e a tutti quanti però ... che due maroni ragazzi! Sei obbligato anche a sentirli, perché.è dovuto. Io ho tutto il rispetto, per carità lei è una grande e il suo lavoro ha grande importanza però...

Ho visto sul tuo sito nelle tue attività che si parla di uno spettacolo che si intitola "Terre" con Massimo Carlotto e Maurizio Camardi. E' tuttora "vivo" o è una cosa finita?

Adesso è qualche mese che non la facciamo più, ma per esempio l'abbiamo fatta a Monfalcone. Sono anni che andiamo fare questa rappresentazione che è nata proprio per interessamento di Carlotto e poi nostro perché Camardi suona con me. E' uno spettacolo dove Loris Contarini recita, io canto, Camardi fa delle musiche e accompagna e Carlotto racconta, leggendo anche delle notizie strettamente legate all'attualità. Cercando anche di ricordare e di continuare a ricordare: i desaparecidos argentini piuttosto che gli operai del petrolchimico o gli ammalati di amianto ... lui ha scritto delle cose che sono di una bellezza straziante. Roba da brividi. Massimo è sempre più bravo.

A Mantova non lo fai venire?

Gliel'avevo detto, ma fai lui vive in Sardegna... Massimo adesso sta scrivendo un pezzo che inciderò io sulla leggi Fini, sempre per quel progetto di cui parlavo prima. Manfredi la sua l'ha già scritta: inizia con "la prima canna non si scorda mai..." ( ride ) e sto musicandola io. Però si è vero. Anche Massimo sarebbe bello ci fosse... ma lui già ci va a Mantova quando c'è il festival della letteratura.

Potrebbe essere una ragione in più. Poi tutti gli ultimi libri che ha scritto hanno come titolo un verso di una canzone...

Non solo, ma poi è anche uno che ne sa di musica... devo dirlo a Zanchi e company...se vogliono però lo chiamano loro, non io, che sono stufo di tirar dentro gratis gli amici...

Intervista effettuata il 27 gennaio 2005

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