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Musicisti:
Paolo
Conte pianoforte e voce
Daniele di Gregorio: coro - pianoforte - batteria - synth - fisetta
Jino Touche: coro - contrabbasso -basso elettrico - chitarra acustica
ed elettrica
Daniele dall'Omo: coro - chitarra acustica ed elettrica
Massimo Pitzianti: coro - pianoforte-tastiera synth - fisarmonica
- bandoneon -clarinetto - sax baritono e soprano
Claudio Chiara: coro - contrabbasso – sax alto-sax tenore
Luca Velotti: sax tenore-clarinetto
Lucio Caliendo coro - batteria
Maurizio Mallen: basso tuba
Natalino Ricciardo: corno francese
Piergiorgio Rosso: violino
Emma Shaplin - voce in "Coup de Théatre"
Testi e musiche di Paolo Conte
Produzione di Renzo Fantini
Disegni: Paolo Conte
Artwork: Stefano Steo Zacchi
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Tracklist
01 -Psiche
02. Il quadrato e il cerchio
03 - Intimità
04 - Big Bill
05 - L'amore che
06 - Silvery fox
07 - Bella di giorno
08 - Velocità silenziosa
09 -Omicron
10 - Ludmilla
11 - Leggenda e popolo
12 - Danza della vanità
13 - Coup de teathre
14 - Così o non così
15 - Berlino
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«Dico
del mio silenzio indiano / in un dialetto di lontani specchi / e
nuvole parlanti, è così / che scrivo io…».
Tanta fatica nel corso degli anni per interpretare Paolo Conte e
poi lui si spiega magnificamente in tre parole. E per giunta messe
in musica. Non fosse che per questo Psiche dovrebbe piacerci per
forza. Anche perché con una sola frase fa giustizia di tante
sovrastrutture. La canzone si chiama "Il quadrato e il cerchio"
ed è una delle più belle di questo fascinoso disco
messo insieme da un signore di mezza età che ogni tanto ha
voglia e fantasia sufficienti per mangiare in testa a tutti. Proprio
e anche quando si erano già sparse le geremiadi sull'afasia
contiana. Non lo era: era silenzio indiano. Oppure un dialetto di
lontani specchi. O ancora nuvole parlanti. Fumetti o segnali di
fumo che siano.
Basterebbe questo per farmi amare "Psiche",
ma non è solo questo.
L'avvocato lo ha definito "un disco di gomma e plastica",
riferendosi anche all'introduzione di una cauta, cautissima elettronica.
Che è sempre usata con sommo gusto e solo per preziosi controcanti.
E c'è un pugno di canzoni avvolgenti e morbide che pian piano
ti si depositano negli angoli del cuore. E' un disco minore di Paolo
Conte, un po' come lo era "Aguaplano"
e anche per questo mi è particolarmente caro. Perché
contiene pochi trombonismi, pochi momenti contiani di maniera, di
quelli che adesso vengono meglio ai suoi epigoni che a lui. Perché
è un piccolo disco onesto. E in questo campo sfiora la perfezione.
Non sono e non sono mai stati i testi i punti portanti della poetica
contiana. Paolo Conte è essenzialmente un musicista e poi
un creatore di immagini da lanterna magica. A volte basta una parola.
O un accenno. Un'immagine, una suggestione. Ma questa volta all'obiettivo
si arriva per via diretta, senza necessità di passare per
"il macadam" o dalla "pagoda mongola" per arrivare
al "pesce veloce del baltico". Si resta più dalle
parti della "intelligenza degli elettricisti". Certo,
è vero c'è un richiamo a "una scia di erba e
gaggìa" che è un modo leziosetto anziché
no per definire l'acacia, ma è quasi l'unica leziosità
di un disco meravigliosamente leggero.
Non tutto naviga allo stesso livello. Ad esempio il brano in inglese
"Silvery fox" è prescindibile,
"Big Bill" è esageratamente
oscura (ma contiene una bellissima frase: "sente gli unghioni
del mare sull'eternità") e "Velocità
silenziosa" appoggia un testo dalla fantasia
fragilina sulla musica scritta su commissione per il Giro d'Italia.
"Omicron", infine, oltre a un
titolo fiacco e all'erba e gaggìa di cui sopra, si dipana
in un insieme involuto che non si districa.
Per converso ci sono poi momenti alti come la title track, "Il
quadrato e il cerchio", "Leggenda
e popolo", "Coup de Théatre",
"Così o non così"
e "Berlino". E persino la caposselliana
"Ludmilla", una chanson à
boire, una vera canzone ubriaca, ha una sua dignità sbilenca
che conquista.
Ci sono poi tre brani ("Intimità",
"L'amore che" e "Bella
di giorno") di raccolta riflessione che potrebbero
far pensare a tre capitoli della stessa storia. Altro ritmo e altre
giustificazioni (tutte positive) per l'allegra "La
danza della vanità" che arriva ad allietare
il disco nel pre-finale.
Paolo
Conte
"Psiche"
Universal - 2008
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