Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.


Scarica le canzoni per la pace
 














 
BiELLE INTERVISTE
 
Massimo Cotto: "Asti Musica" e le Stazioni Lunari
di Giorgio Maimone

Qualche centinaio di chilometri più a Nord di Montale, ci sta Asti. I personaggi sono quasi gli stessi. Il direttore artistico è Massimo Cotto, contemporaneamente star e co-direttore di Moon Tale e Luca Nesti, l'altro co-direttore pistoiese, qui partecipa come cantautore. Al di là di questo i due festival non hanno altri punti in comune. A partire dal tabellone delle presenze che è molto ricco per Asti e più "spartano" per Montale. Non solo, ad Asti trovano posto e spazio anche presenze più "commerciali" (ma non assegnamo valore negativo al termine) come Tiziano Ferro e Carmen Consoli.

E' una presentazione appassionata di AstiMusica quella che ci offre Massimo Cotto, direttore di Rockstar e scrittore di musica (è appena uscito un bel libro suo sulla Bandabardò). Parliamo un po’ di Asti musica, Massimo? Nona edizione: è la prima di cui ti occupi o la stai seguendo da tanto tempo?

"No, no, ci sono dall’inizio, fin dalla prima edizione".

Come è iniziata con queale idea, qual è lo scopo e quali sono gli obiettivi?

"Guarda, Asti è una città teoricamente difficile, curiosamente difficile perché è ricca di fermenti artistici, però è una città che ha sempre avuto un approccio molto freddo. Tanto che anticamente le compagnie quando dovevano venire a fare spettacoli teatrali ad Asti, in particolare in occasione di una "prima", hanno sempre avuto paura, perché sapevano che il pubblico era particolarmente attento e critico, quando necessario".

"Asti musica" nasce nove anni fa con qualche piccola perplessità perché la sfida era capire se non c’era niente perché la gente non era interessata o se non c’era niente perché niente veniva proposto. E quindi abbiamo provato a fare questo palco che è una via di mezzo tra un palco laboratorio quindi con la possibilità di fare cose nuove e strane e dall’altra parte chiamare gli artisti consolidati, senza nessuna distinzione di genere. Con spazio per la musica etnica, per la musica rock, per il pop, per il folk, per le commistioni teatrali, per la sperimentazione e l’avanguardia. Questo è quello che abbiamo fatto. Da quest’anno facciamo una cosa in più: nel senso che cominciamo anche a produrre spettacoli.

Appositamente per il festival?

Certo. Ed è quello a cui teniamo di più, che è lo spettacolo di Carnen Consoli, perché l’idea ci è nata sette o otto mesi fa quando dopo un concerto ho visto che lei finiva con ultimi brani di musica blues; mi ha confessato dopo a cena che questi erano i brani che lei cantava nei locali catanesi all’inizio della sua vita artistica. E allora perché non fare un concerto soltanto di quel genere? Gliel’ho proposto e questo è stato fatto. L’ha preparato con un quartetto. Lo sta preparando da due mesi, costa quindici euro e tre euro di questi 15 andranno devoluti in beneficenza a un’associazione che ha individuato lei.

E’ in programma una registrazione di questo evento in qualche modo? Se ne farà un disco dal vivo? Sarebbe veramente un’occasione speciale.

Noi ci speriamo molto, però per questo bisogna chiedere il permesso alla Universal (la casa discografica di Carmen – NdR) , quindi non ne siamo sicuri. Ma, detto tra di noi, l’esibizione verrà probabilmente registrata.

Sul festival di Asti in generale negli anni sono usciti dischi che documentavano quello che è stato fatto?

No, questo non l’abbiamo mai fatto e l’idea è quella di farlo per il decennale, però abbiamo anticipato forse una dei nostri vanti è quello di aver portato degli artisti prima che diventassero famosi. Ad esempio: Max Gazzè è stato quello che ha battezzato 9 anni fa la partenza del Festival, il primo concerto è stato il suo ed era un perfetto sconosciuto. Poi Avion Travel, Cammariere, Subsonica, la stessa Carmen Consoli l’avevamo invitata alla prima edizione costava solo due milioni e poi purtroppo per questioni di date non siamo riusciti a farla. Tieni presente poi che , a parte poche eccezioni, tutti i concerti sono gratuiti, in una cornice molto bella perché è la piazza della Cattedrale, un po’ il nostro Quartiere Latino, la gente esce .. si ritrova; molte persone hanno sviluppato un rapporto di fiducia tale per cui vengono a vedere i musicisti anche se non li conoscono. Dicono: “C’è Asti Musica, andiamo a vedere cosa c’è stasera”.

E’ una manifestazione seguita molto dagli astigiani o viene gente soprattutto da fuori?

Per i grossi nomi arriva anche gente da fuori, ma, sai, abbiamo fatto artisti come James Brown, De Gregari, Pino Daniele... Sui nomi medi c’è invece una bellissima partecipazione da parte degli artigiani.

Vedo che il calendario è molto fitto, molto bello, ma anche molto eclettico: si va da Tiziano Ferro a Marcello Murru, da Pattu Pravo ai Modena City Ramblers ...

Esatto. Questa è sempre stata un’altra delle cose su cui abbiamo puntato. Mai fossilizzarci su un genere solo, anzi fingere proprio che i generi non esistano. Noi pensiamo che esistano solo due categorie: buona musica e cattiva musica e proviamo a mettere dentro quella che secondo noi è buona musica, anche se a volte con un pizzico di provocazione perché qualcuno avrà anche storto in naso, suppongo su Tiziano Ferro

Infatti (ridiamo)

Però insomma se noti il primo concerto è di Tiziano e lì’ultimo è di Carmen Consoli, a parte la festa che c’è poi il 18, quindi sono un po’ una sigla di apertura e di chiusura che rappresentano un po’ due modi di lavorare sulla musica nera: uno in maniera più pop, più mediata e l’altra invece nel solco della grande tradizione. Il fatto di aprire e chiudere così è voluto. Poi c’è dentro il progetto di "Stazioni Lunari" che è un concerto molto strano …

Sul programma dice “un progetto ancora tenuto nascosto”. Possiamo togliere il velo?

Allora, immaginati il palco diviso in quattro parti, ogni parte è una stazione. In ogni stazione c’è un abitante. E questi abitanti sono Cristina Donà nel primo spazio, Marco Parente nel secondo, Peppe Servillo nel terzo e Nada nel quarto. Poi c’è Ginevra Di Marco che è l’unica illuminata che si muove e di volta in volta entra in una stazione lunare e non appena entra questa stazione lunare si illumina e l’abitante della stazione fa 40 minuti di concerto, in alcuni casi da solo e in altri casi assieme a Ginevra Di Marco. Il gruppo che fa da collante a tutto è il gruppo di Francesco Magnelli (ex PGR, come Ginevra Di Marco) e quindi anche questa è una proposta strana di questa edizione.

Bella! Ma è una produzione vostra o è uno spettacolo loro?

No, no è un’altra delle cose che abbiamo provato a mettere in piedi quest’anno.

L’11. Domenica! Parto per le vacanze il 12, potrei provare a farci un salto.

Dai fai un salto!

Senti vedo che c’è anche Luca Nesti e tu, insieme a Luca Nesti sei nell’organizzazione del parallelo Moon Tale Festival. Ci sono punti di contatto tra le due manifestazioni?

Allora: Moon Tale è l’incontro tra musica e letteratura o musica e poesia. Infatti ci sono spettacoli misti. Asti invece è più musica e in alcuni casi teatro, come nel caso di Stazioni Lunari. Ci sono delle piccole sovrapposizioni, ma ogni festival ha una sua storia. Luca è anni che è interessato a venire ad Asti, per un motivo o per l’altro era sempre saltato e allora una sera eravamo con Paola Turci e abbiamo detto “Ragazzi facciamo che quest’anno venite ad Asti insieme” e infatti suonano nella stessa sera.

Ma non insieme

Non insieme. Ognuno fa il suo set.

C’è anche spazio per artisti emergenti? In questi festival in genere ci sono contest o iniziative simili…

No, contest no. Però i primi anni abbiamo dato spazio anche a gruppi locali, oggi invece i gruppi locali sono in un altro momento dell’anno. Tra l’altro quest’anno abbiamo separato i due momenti, ma l’anno scorso ci siamo inventati una cosa che si chiamava “Festival dei festival” che significa che invitiamo i personaggi che ci sono piaciuti di più di questi festival: il Tenco, il Recanati, Una casa per Rino, il premio Ciampi e poi Canzoni di confine che è quello diretto da Sergio Endrigo. E sono ovviamente giovani talenti, questo per provare a creare una sorta di circuito, per metterli in circolo. Per non far sì che si limitino soltanto a una esibizione e poi scompaiano.

 

Intervista effettuata il 30-06-2004

   
Archivio interviste
 

HOME